sabato 30 aprile 2011

Ultima notte ad Osaka (notte insonne, la vendetta)

Nel mio letto, ascolto i ragazzi cinesi chiacchierare in corridoio. Chissà perché non possono semplicemente chiudersi in camera e fare meno casino. Ma è comunque presto per mettersi a dormire, siamo stati a cena di nuovo con gli studenti (un altro set di accompagnatori, il kendo club si dà i turni) e siamo tornati in taxi alla base. É presto, anche se il buio pesto fa sembrare la notte più fonda di quello che sia.
Ieri notte, dopo la cena a base di carne, sono stata malissimo. Probabilmente la botta di freddo all'uscita del ristorante – fatto sta che ho passato la notte nel bagno del secondo piano, per non disturbare nessuno. Stamattina mi sono alzata il più tardi possibile, ovvero a mezzogiorno, per cercare di recuperare un po'. Ho fatto allenamento un po' a scartamento ridotto, solo un'ora di combattimento libero, ma mi sono risparmiata gli esercizi di base prima e dopo. Mi sembrava di essere un sacco vuoto: niente cibo e poco sonno, bella grazia che sono rimasta in piedi.
Le ragazze spagnole sono partite alla volta di Kyoto nel pomeriggio – io ero ancora una volta a letto, tirando all'ora di cena. Ho mangiato gyoza (ravioli di carne grigliati) e una zuppetta all'uovo, adesso mi sembra di aver recuperato le forze, così almeno potrò salutare tutti con la giusta energia. Devo dire che mi turba più l'idea di ricomporre il bagaglio e di affrontare il viaggio verso Kyoto su e giù per i treni, ma in fondo sarà bello rimettersi on the road.
Questa vacanza è davvero una vacanza di kendo, non sto facendo alcuno sforzo per fare la turista, ma magari il 2 potrei cercare di vedere le poche attrazioni che non ho ancora visitato a Kyoto, prima di impelagarmi nel Taikai – tre giorni di kendo non stop. Il 3 ho il mio minuto e mezzo di shiai, vediamo se la pratica qui sarà servita a qualcosa.

Oggi pomeriggio mentre poltrivo sotto le coperte sentendomi un'ameba, ho deciso di aprire un altro blog. Ma sarà un blog “letterario”... un altro mondo, un'altra persona. Più per esercitarmi nello scrivere di qualcuno che non sia io, come se fossi qualcuno che non sono io (forse). Vedremo che forma prenderà questa cosa, per quanto io abbia già un buon inizio, una protagonista a cui sono affezionata e una storia triste da raccontare. Tutto sommato io conosco solo storie tristi, quindi non dovrebbe essere difficile entrare nella vicenda. Tristi forse non è giusto, malinconiche, ecco: tristi senza scivolare nel patetico (il sublime, quando cade, diventa patetico, diceva Sgarbi, il mio prof di Italiano del liceo – ma d'altra parte diceva anche che una donna incinta è una donna un po' triangolare). Scrivere è comunque terapeutico, anche se il nuovo blog non dovesse mai generare un seguito, poco importa. Non lascerò nessun indizio ai lettori di questo blog, nulla che potrà farvelo trovare e ricollegarlo a me! Così sarò libera di sperimentare e di esprimermi come se davvero fossi “un'altra”. Sorry, se ne nasce un best seller, ve lo dirò. Potete cominciare a fare surfing nella rete nel tentativo di riconoscermi, ma, ah, lo so già che non ce la farete!

1 commento:

Chiara ha detto...

Eh no... almeno un indizio lo devi dare. Altrimenti non è giusto. Posso mica mettere nel motore di ricerca "storia triste ma non troppo con protagonista femminile"... :)