mercoledì 13 agosto 2014

Considerazioni importanti, meglio scriverle prima di dimenticarle

Quando sarò tornata, sarò sicuramente presa da un turbine di cose da fare. In primis, trovare o inventare un nuovo lavoro, visto che il Regno ha stabilito che, mentre un anno fa ero meritevole di ben due anni di supporto economico durante la ricerca di un impiego (supporto economico peraltro pagato a caro prezzo in termini di tasse), ora, dopo un anno di lavoro in Giappone (ovviamente non drenando neanche un euro dal Regno medesimo), non sono più meritevole di nulla e che quindi sono praticamente by myself.

Tuttavia, non mi scompongo: mi do un tempo limite, vedo come vanno le cose e poi deciderò se sarà il caso di emigrare di nuovo. Tanto so già che posso cavarmela dovunque vada.
Un'idea che escludevo categoricamente un anno fa era quella di mettere su la mia azienda - consulenza, project management, training, coaching. Oggi questa sembra essere una possibilità molto promettente ed avrei persino una potenziale socia olandese disposta a provare questa strada insieme a me. Staremo a vedere.

Un'offerta di lavoro sembra arrivare dall'Italia - interessante, purchè non mi costringa a tornare in pianta stabile in Italia. Potendomi giostrare fra Italia e Olanda diventerebbe altresì una opportunità molto ghiotta.

Cacciatori di teste hanno ricominciato a scrivermi. Il mercato si muove, dunque: ho già il calendario in overbooking con il Kendo in giro per l'Europa fino a fine anno, mi terrò impegnata fra un colloquio e l'altro.

Dicevo però che ho fatto alcune considerazioni importanti - una riguarda questa nuova disponibilità a diventare la datrice di lavoro di me stessa, le altre riguardo allo stile di vita che intendo costruire una volta tornata.

Per usare una espressione che mi insegnato Monica, la mia amica e life coach (Live a Life you Love), mi confezionerò una vita e un lavoro policentrici, dando spazio alle cose che davvero contano per me: i viaggi, il Kendo e una professione che desidero fare (e che non mi dà il voltastomaco al solo pensiero di alzarmi alla mattina).
Qui in Giappone sono stata felice ogni singolo giorno di lavoro, anche quando le cose erano più difficili o meno interessanti di quanto non lo siano ad oggi - ne ho ricavato dunque la convinzione che SI-PUO'-FARE!!!!


Ho capito anche che NO, non voglio vivere in Giappone, perchè l'uniformità culturale mi pesa, a lungo andare, e avendo così pochi giorni di ferie (non importa quale lavoro si faccia o in quale azienda si sia impiegati), si è virtualmente inchiodati su queste rive.
Questa esperienza è stata illuminante e divertente, ma sono talmente pacificata con l'idea che non potrò mai imparare la lingua nel modo in cui avrei aspirato in gioventù, che torno a casa in Europa con il cuore più leggero.
Tornerò in Giappone da turista, per fare Kendo, e ne sarò felicissima. Nessuna ansia da prestazione, solo piacere ed interesse.

Perchè il Giappone mi piace così tanto, tuttavia? Una risposta che mi soddisfa viene da una osservazione fatta da Konstantin, il karateka bulgaro che ho conosciuto alla Osaka Tai Dai. "I Giapponesi non fanno mai niente per divertimento". E' vero: per loro tutto è sempre isshokenmei:




"con tutte le forze, con tutto l'impegno, con tutta l'anima". Ecco, anche io sono così e questa concinnitas non poteva non entrarmi nel profondo. Provo per loro grande ammirazione, talvolta scuotendo la testa e dicendo "Sono Pazzi Questi Giapponesi", ma tutto sommato li sento molto, molto più vicini a me e al mio modo di vivere la vita di altri popoli di cui condivido il DNA. Una bella illuminazione che mi porto a casa. Grazie, Konstantin.

venerdì 1 agosto 2014

Scollinando precipitosamente

Quante cose sono successe dall'ultimo post. Mi meraviglio io stessa.

Non ho scritto dei due giorni passati vicino a Nara, a casa dei genitori di Sato-san. Non proprio una famiglia comune, visto che il padre è un abate di un monastero Soto Zen e oltre ad aver assistito ad una cerimonia celebrata durante il locale matsuri (shintoista, peraltro), ho potuto praticamente abitare nel tempio (casa e tempio sono tutt'uno!) e avere una sessione di zazen in totale esclusiva. Ho provato per la prima volta il kyosaku e devo dire con una certa soddisfazione che ero meglio preparata io del collega e figlio, il quale ha avuto le gambe paralizzate per una buona mezzora dalla fine della pratica.

Io, l'abate Sato e il collega Sato
L'ospitalità ha incluso deliziosa conversazione (in inglese!), doni, pasti, giri turistici, pernottamento, persino i biglietti del treno. Quello che è stato meno esaltante è stato il crescente dolore al dente, che, per quanto dominato abbastanza bene dagli antidolorifici, mi ha indotto a prendere una mezza giornata di permesso (ovviamente non retribuito) il giorno seguente e a fiondarmi con una certa trepidazione dal dentista anglofono raccomandato da un blog... come dire, un salto nel buio. E se questo parlava inglese , ma era tipo il dentista della Piccola Bottega degli Orrori?
Fortunatamente il dottor Makimura non ha niente di orrifico, ha uno studio con tre poltrone, almeno tre assistenti ed una certa clientela, vista la difficoltà di piazzare un appuntamento a seguire.
L'inizio con lui non è stato promettente, perchè infatti nulla di visibile lasciava capire cosa stava accadendo. Una bella panoramica ai raggi X (radiografie fatte, e pagate salate, in Olanda ad aprile non avevano mostrato nulla) non sembra illuminare. Dopo qualche tentativo andato a vuoto (stavo già pensando, vado a casa e in due giorni il male a furia di ipubrofene va via da sé?), il breakthough.
Morale della favola, mi trovo con un dente in via di devitalizzazione, sul quale dovrà ancora intervenire (spero per una ultima volta). Il dolore è sparito nel momento in cui ha cominciato a trapanare. il dente a quanto pare era già bello che morto, ma era l'osso infiammato a dare dolore. Ma che bella storia. tre giorni di antibiotici, una salassatina che non dispero di farmi parzialmente rimborsare dall'assicurazione olandese e un paio di appuntamenti già fissati di qui a metà agosto.
Perchè comunque va detto, che siamo in pieno countdown.
Tornerò in Olanda il 3 di settembre, contenta di tornare, ma già certa di sentire nostalgia del Giappone e della mia vita qui il secondo stesso che metterò piede a Schiphome.
Ho così tanta gente da rivedere, così tante cose da fare, così tanti posti da visitare, che il dolore non sarà poi così grave. Quando poi comincerà a riacutizzarsi, sarà già ora di tornare per il Taikai e per il Campionato del Mondo, sarà come non essere mai partita, dico io.
Un dettaglio trascurabile, il mio prossimo lavoro? Sono decisamente ottimista, per una serie di fondati motivi, ma anche perchè quest'anno è servito a chiarirmi, in modo incontrovertibile, quali siano le mie priorità -attuali - sia in termini di vita, sia in termini di lavoro. E non mi pare affatto poco.

Domani Tokyo in giornata, per fare due ore di allenamento e due ore di chiacchiere fra amici.
528,3 km più 528,23 km,  tanto ci pensa lo Shinkansen Nozomi.