martedì 15 novembre 2016

domenica 4 settembre 2016

Arriviamo ad un'altra fine

Dopo nove mesi passati a lavorare come una pazza - e dopo aver incontrato per la prima volta nella mia carriera qualcuno che mi ha odiato sin dal primo istante del primo incontro - sto già vedendo la fine anche di questo lavoro.
Soldini buoni, tante miglia (diventerò Platinum quasi certamente quest'anno, tutto con voli di corto raggio), qualche persona decente incontrata - ma anche la sensazione rivoltante di déjà vu che solo una azienda italiana poteva darmi.
Intendiamoci, non che le aziende olandesi mi abbiano dato molte più soddisfazioni, ma è stata la prima volta in cui mi è sembrato di riconoscere un particolare marchio di fabbrica della azienda italiana, portato ad un estremo che non avevo ancora conosciuto. Delle tre, l'una: o sono io che invecchio e divento sempre più intollerante di una certo tipo di management o in genere di relazione fra colleghi, o davvero l'atmosfera aziendale italiana è peggiorata negli ultimi 9 anni (eh sì, mancavo già da 9 anni) o semplicemente ho trovato l'industria più nauseante di tutto il mercato.
L'esperienza, oltre che da punto di vista economico, è stata comunque utile - sempre nella definizione di cosa vorrei veramente fare negli ultimi 12-15 anni della mia vita lavorativa. Ci vuole costanza e qualche sacrificio, ma sono convinta che alla fine arriverò a trovare il mio posto.

Ci sono cose davanti a me che mi intrigano ben di più: fare coaching a quattro mani della Nazionale italiana di Kendo, ad esempio. Oppure l'idea di avere del tempo a disposizione per qualcuno dei miei viaggi a lungo meditati (Cile o Nuova Zelanda o Australia o Canada). Non che tutto questo sostituisca la ricerca del prossimo lavoro retribuito, ma come al solito arriverà fin troppo presto - e con esso la lotta per avere le ferie (pagate, si spera) o comunque per rimettere la mia vita professionale su un binario un po' più gestibile o perlomeno prevedibile.

Per ora mi godo la casa, il giardino, gli ultimi incarichi del mio lavoro attuale, che ovviamente sono messi in tutt'altra prospettiva dalla cognizione che a fine settembre tutto mi diventerà indifferente  Ho davanti a me tanto Kendo (a Gaeta, a Roma, a Salonicco, a Dublino, a Novarello (bzzzz, chi ha spento la luce?)), il compleanno della mia mamma, e tanti progetti....
Come andrà a finire? Lo scopriremo solo vivendo, come al solito.

domenica 3 aprile 2016

Ma è già il 2016 !!!

Scrivo questo post perchè sono rimasta scioccata nel constatare che siamo già nel 2016 ed io non ho scritto una sola riga.
Il lavoro l'ho trovato - e come molti miei amci sanno, dannazione, non ho avuto molto tempo nemmeno per respirare. E' una situazione temporanea, continuo a dire, un po' perchè il contratto in detachering non è quello che vado cercando, ma soprattutto perchè in questa fase iniziale sono stata un po' troppo in Italia (a Milano) per i miei gusti.
Sulla carta, il lavoro è ideale (ossantocielo, un altro dream job, comincio a non sopportarli più): ha a che fare con i progetti (primo requisito), ma senza mettermi troppa responsabilità (seconda tacca), l'ufficio è a Utrecht a 4 km da casa mia con parcheggio gratuito (terza tacca), ma sono settimanalmente in Italia e i biglietti aerei non sono a carico mio (non proprio un requisito, questo dell'Italia, ma certamente visto che faccio da "mediatrice culturale" mi si adatta come un guanto di Sermoneta).
Insomma, tutto bene? beh, sarà meglio quando i viaggi diventeranno quindicinali, perchè casa mia è e rimane l'Olanda, anche se quando sono a Milano sono in linea teorica sempre a casa mia.
Il lato migliore del lavoro è che in fondo i soldini sono discreti e il mio capo, udite udite, è una persona decente. Dopo l'esperienza di Johan, ommemmerda come mai ce ne sono stati prima, è davvero rinfrescante.
Il contratto, dicevo, non è ancora diretto con l'azienda, ma tramite una società che fa detachering, ma per ora più che un guaio, si tratta solo di un fastidio. Certamente, da correggere, ma non sono del tutto sicura di voler diventare una impiegata fissa di una azienda il cui business mi interessa moderatamente. Oddiomio, sono proprio una donna viziata.

Comunque sia, rimango oranje, cocciuta più che mai - anzi, questa esperienza, se fosse stato necessario, mi ha ricordato perchè non voglio più vivere a Milano: un postaccio, Expo o no - trasporto pubblico da terzo mondo, Trenord in testa, e quella costante sensazione di doverti guardare le spalle in continuazione, quando cammini, quando guidi, quando paghi, quando respiri. Non è così che voglio vivere.