martedì 27 agosto 2013

Meno di una settimana

Potrei anche legittimamente domandarmi se il nome di questo blog rimarrà appropriato. Penso che sia presto per dirlo, la mia vita qui in Olanda è veramente molto legata alle vicende lavorative. Se il lavoro qui non c'è, cosa mi terrà qui?
Lo sguardo sulle cose cambia profondamente, quando si sa che si potrebbero lasciare per sempre - o perlomeno per un buon periodo di tempo, come prevede il piano attuale.
Amo la mia vita qui. Le amicizie, in primis. Vero è che io non credo che l'amicizia si perda solo per via della distanza (il cosiddetto amore, quello sì, che si modifica in funzione dei km in mezzo - ma al momento non è un problema che mi tocchi). La mia casa. Il mio golf club. La MiTo. Utrecht nei giorni di sole.
Niente di tutto questo sarà perduto per sempre - quindi per ora nessuna separazione definitiva (di definitivo c'è una cosa sola e nemmeno quella mi spaventa più di tanto).
Il lavoro qui ha pagato bene, ma ha anche mostrato i limiti di un sistema che sembrerebbe garantire tanto, ma che alla fine protegge poco: dalle riorganizzazioni o dai capi stronzi. I rapporti con i colleghi (con l'unica notevole eccezione di Sacha di Oracle) si sono sfilacciati nel nulla. Sono molto più attaccata ai colleghi di SIC o di Proxima di quanto non lo sia con chiunque abbia lavorato con me qui in Olanda. Bella scoperta, direte. Però è vero e va detto.

L'estate sta finendo - qui stiamo avendo ancora qualche buon giorno di sole, ottimo per il golf. Ma dato che io ODIO l'estate, la percezione che il ciclo delle cose si stia rimettendo in moto con l'arrivo di settembre mi rassicura e conforta.
Se c'è un insegnamento che posso lasciare ai posteri, esclusivamente basato sull'età, è che quando hai venti anni i tuoi piani si proiettano sui decenni avanti. A cinquanta non si arriva oltre il prossimo quarter. Più che saggezza, cruda necessità. Sappiatelo, comunque.

sabato 24 agosto 2013

Free Hugs


Per la Categoria: Fare qualcosa per gli altri, è arrivato il giorno di Regalare Abbracci.
Ho preparato i cartelli, che devo dire sono venuti piuttosto bene, e con la mia amica Marije mi sono piazzata in uno dei punti di maggior passaggio del centro di Utrecht.
Abbiamo preso un bel respiro e poi abbiamo aperto la sessione.
Il successo è stato istantaneo e sorprendente - abbiamo voluto limitarci ad un'ora, ma l'energia che ne abbiamo ricevuto è stata smisurata.
Uomini e donne, di tutte le età - turisti, ma anche tanti olandesi. Qualcuno arrivava di corsa, qualche altro prima ci osservava, magari ci faceva una foto dalla distanza e poi si faceva sotto.
E' stato bellissimo. Una ragazza su una bicicletta bianca si è fermata, ha abbracciato prima Marije e poi me - si vedeva che era sull'orlo delle lacrime. Aveva proprio bisogno di essere stretta forte. Altri hanno riso, qualcuno ha chiesto perchè lo facevamo, qualcuno ci incoraggiato a continuare. Specialmente le persone più mature ci hanno augurato "una buona vita" e se ne sono andati sorridendo.
Qualcuno sorrideva e sfilava accanto, si vedeva che ci stava pensando, ma non trovava il coraggio. Qualcuno ci teneva a non stabilire nemmeno un contato visivo, uno solo ha fatto una battuta un po' antipatica - un paio di persone ci hanno detto di stare in guardia e di non farci portar via portafoglio/collana/cellulare.
Ma in generale le persone più diverse ci hanno avvicinato con un bel sorriso e ci hanno ringraziato.
Marije era persino stupita del nostro successo - qualcuno ci abbracciava entrambe (uno ha voluto un abbraccio da tutte e due CONTEMPORANEAMENTE), oppure sceglieva una sola.
I poliziotti in bicicletta sono arrivati e hanno allontanato un ragazzo che stava suonando la chitarra (un attimo prima io e Marije eravamo andati a regalagli un abbraccio dove si trovava, visto che non poteva allontanarsi dal suo amplificatore) - per un attimo ci siamo chieste se i poliziotti avrebbero mandato via anche noi - ma no, li abbiamo salutati e loro hanno pedalato via. Regalare abbracci non è illegale.
Non volevamo smettere, ma al tempo stesso non volevamo sfilacciare l'esperienza e ci siamo date il limite di un'ora.
L'ultima persona che ha abbracciato me è stata una ragazza giapponese...



martedì 20 agosto 2013

Ancora il Signor G.

Ormai è una relazione consolidata. Non propriamente una relazione liscia come l'olio, no. Non saprei dire se manchi l'alchimia, nel mio modo di vedere ci stiamo ancora prendendo le misure e, per come mi conosco, se soltanto volessi fare lo sforzo di frequentarlo un po' di più, il rapporto fra me e lui decollerebbe. Ma si sa, io sono diffidente verso i legami troppo stretti e quindi ci prendiamo e ci lasciamo a capriccio. Oggi però è stata una di quelle giornate che mi fanno dire, accidenti, fa proprio per me.

I martedì delle Dame del Kromme Rijn sarebbero una piacevole consuetudine, se non fossero appunto, dei martedì. Se una ragionevolmente lavora, ben difficile sarebbe esserci tutte le settimane. E' una cerchia di privilegiate: pensionate, casalinghe o libere professioniste. Io mi sento più nella categoria delle disoccupate, almeno per il momento. Oggi comunque ho passato un pomeriggio davvero divertente.
La gara "speciale" di questo mese aveva come caratteristica di partire dai tee gialli degli uomini. Chi poteva si vestiva di giallo - ed io ho scoperto di non avere un singolo indumento di questo colore: sono soddisfazioni. Ho giocato un po' bene, un po' male, come al solito - ma avevo la scusa della novità. Dopo la gara, cena a baste di cozze - ho rivisto Yvonne, che si è offerta di fare un qualifying round con me la prossima settimana e ho incontrato la favoleggiata Tomiko, la signora giapponese di cui avevo sentito parlare dalle altre socie. La signora Tomiko da Okinawa ha contribuito al mio mito, che già si stava consolidando, facendo sapere a gran voce quanto buono sia il mio Giapponese. Molto gentile. La sera è andata avanti in chiacchiere in un misto di Olandese e Giapponese - ma la battuta migliore è stata quella della signora che aveva fatto il round con me, la quale alla fine ha trovato il coraggio di chiedermi quanti anni ho. Vijftig, le ho detto. Si è messa a ridere - poi mi ha detto che pensava ne avessi trenta, a giudicare dal mio elàn, dalla mia energia. Beh, mica male.

Yvonne e Tomiko

Alla ricerca del Sacro: Villa Vrindavana



Hare Krishna Hare Krishna
Krishna Krishna Hare Hare
Hare Rama Hare Rama
Rama Rama Hare Hare

Finalmente - dopo trent'anni di attesa, ho visitato Villa Vrindavana, la sede italiana del Movimento per la Coscienza di Krishna.
Quante volte l'ho sentita raccontare a Radio Krishna Centrale, questa villa meravigliosa nella campagna fiorentina, con un parco popolato di pavoni e di vaishnava danzanti.
In effetti, ci sono i pavoni. Ci sono i devoti danzanti. La villa ha una vista strepitosa sulla valle. Il tempio e le sue murti sono impressionanti.






Tuttavia, anche se ero in compagnia della Donamat, la mia guida esperta del luogo, ho fatto fatica a ritrovare le suggestioni di trenta anni prima. Certamente io sono cambiata - ho visto l'India in India e gli indù dove sono maggioranza (non una specie protetta come sono ormai gli Hare Krishna). Tutto era esattamente come lo avevo sentito raccontare, ma l'emozione è stata diversa. Ho riflettuto sul fatto che la mia ricerca del Numinoso sembra avvicinarsi alla meta in contesti più silenziosi, meno estatici, più distaccati. Ho raccolto molte informazioni che sto ancora elaborando - magari le lascerò semplicemente depositare per altri trent'anni - poi spero che l'incontro con il Numinoso diventi un dato di fatto, più che una ricerca. Basta domande, finalmente, ma una solida certezza. Rinfrescante.

A casa

Oh, io amo il mio sofà !
Fuori è nuvoloso, sto considerando se provare ad intrufolarmi nella gara del martedì (oggi le Dames giocano dai tee gialli, una sfida nuova con seguito di cena). Sto stampando le carte che mi serviranno a settembre e comunque cerco di tenere la testa fredda.
La coda delle vacanze è stata un po' irta di problemucci - la puntata a Lido di Spina mi ha visto scavare una fossa e visitare il pronto soccorso di Comacchio, il viaggio a Villa Vrindavana Alla ricerca del Sacro è terminato in farmacia a comprare una pomata cicatrizzante, per fortuna il resto del soggiorno italiano non ha offerto altre emozioni negative. Sono tornata prima del previsto, non perchè non potessi affrontare ancora caldo e zanzare, ma perchè a casa mi aspettava il plico contenente i documenti finali per ottenere il visto giapponese.
Ieri sono andata all'Aja per fare l'ultimo passaggio: ora il mio passaporto è gravido di carte, ma anche pronto per entrare in Giappone con una finalità molto diversa. L'undicesima visita non sarà simile alle precedenti dieci.
Ho molte cose da fare, ma cerco di tenere traccia di tutto e di spuntare le mie liste senza farmi prendere dal panico. Louis mi ha detto una sera: Life is easy... cerco per una volta di farmi convincere e affronto ogni giorno per quello che viene. Niente panico, ma anche niente euforia, cerco di tenermi saldamente con i piedi per terra. Lo so che se dovessi lasciarmi andare, volerei in alto come un palloncino. Ma no, lo spirito stoico dei Castelli non mi permette di mollare.
Papà non era mai contento. O meglio, non si mostrava mai contento. C'era sempre qualche minaccia nell'ombra, qualche imprevisto inciampo che poteva farti cadere nella miseria.. Quindi, era sempre guardingo ad ammettere che le cose andassero bene. Come cito sempre, Basta un attimo a diventar dei fessi, diceva. Spero che almeno, di tanto in tanto, si permettesse di essere proprio felice di qualcosa, senza aver paura che tutto il buono dovesse evaporare in un solo beffardo twist of fate. Essendo figlia di mio padre, non potevo venir su diversa. Qualcuno mi ha detto che dovrei almeno ammettere quando mi riesce un bel colpo sul campo da golf. sto cercando di rieducarmi almeno su quello, ma che fatica.
Zitti zitti, non suscitiamo l'invidia degli dei.

martedì 6 agosto 2013

Il tempo vola

Italia, Norvegia, Italia, Olanda, presto di nuovo Italia, poi Olanda e infine Giappone.
L'estate torrida sta passando in un turbinio di km guidati o volati. Mi sto gustando tutti i giorni, senza fretta.

Dopo Knokke e il Cirque du Soleil, c'è stata una garetta di golf, poi un giretto in Ferrari (tanto per non fare smentire la Diva che è in me)..
per l'Italia sono partita prestino, sosta legnanese come di solito, poi verso Brescia per ammirare le meravigliose foto di Benedetto. Sono davvero straordinarie, aggiungono un altro livello di bellezza alla fredda desolazione di Terschelling. I pali crescono come merletti dalla marezzatura di sabbia e neve, il vento si può quasi sentire soffiare accostando l'orecchio alla stampa. Sono molto contenta di aver partecipato a questa operazione d'arte (ci sono anche io, piccola piccola sullo sfondo...)

Arrivata a Bologna, non ho fatto in tempo nemmeno ad dire "tortellini in brodo" e sono ripartita, paradossalmente via Amsterdam, per Kristiansand (Norvegia). A Mandal, a circa un'ora di distanza da KRS,  ho collaborato nella conduzione di un seminario estivo di kendo. La comunità di kenshi norvegesi è ristretta, ma molto amichevole e desiderosa di imparare. Mandal è una cittadina graziosa, con una bellissima spiaggia e un monumento alle uova di pesce (grande produzione locale) piazzato nel mezzo del fiume. Ammetto di aver mangiato un piatto denominato lasagne, ma mi sono tenuta lontano dalla pizza. Un'altra sera si è cenato cinese, solo un mezzo kg di cozze mi ha ricordato l'economia locale.

Via, di ritorno a Bologna, a morire di caldo. Poi Monteombraro, ma prima ho prenotato un volo per tornare in Olanda per un paio di colloqui di lavoro. Ho giocato a golf a Monteveglio, ho fatto compagnia alla mamma e in generale recuperato un po' di frequentazioni famigliari. Sulla via del Marconi, grigliata con un sottoinsieme scelto di compagni di università.

In Olanda un po' di refrigerio, qualche commissione, il bucato, le piante da innaffiare, le amiche da rivedere, i colloqui da fare... e alla via così.

Il resto alla prossima puntata.