martedì 5 aprile 2011

L'inconscio insiste

Stamattina, come di consueto, poco prima che la sveglia suoni, un incubo. Scendo da un taxi su una stradina di montagna: devo separarmi dai miei compagni di viaggio, che proseguono il percorso. Estraggo i bagagli dal baule e l'auto riparte. Sono sull'Appennino ligure, so di dover arrivare al mare per prendere la strada di casa. Cerco scorciatorie lungo i tornanti, arrivo in un paesino che si chiama Glucagone (non devo piu' leggere libri sulla Zona, prima di mettermi a dormire) e scopro che lungo quel tratto di costa gli accessi al mare sono al massimo 4 o 5 - il resto e' falesia verticale. Sono bloccata. C'e' il sole e anche qualche turista molesto. Cerco gli occhiali da sole - e scopro con orrore che la borsa piu' importante e' rimasta sul taxi. Non ho soldi, non ho telefono, sono isolata da tutto e da tutti. Posso solo pensare di scroccare una telefonata e chiamare mia madre, ma poi? E quindi mi sveglio.
OK, forse e' meglio questo incubo che quello con l'orso, i vermi tricipiti e prima ancora, il compagno di universita' in gonna e autoreggenti. Magari domani andra' meglio.
Quindi uscire per le strade di Utrecht per andare a prendere il bus e il treno e' una opzione di sicuro effetto euforizzante. Il tempo e' cosi' cosi', i tepori di sabato scorso sono ormai un ricordo. In stazione intravvedo il mio capo, ma mi tengo prudentemente alla larga - non ho voglia di conversare e penso lui nemmeno. Abbiamo una intera giornata in ufficio per comunicare, se necessario. Il treno arriva, si svuota, si riempe di nuovo. Osservo i miei compagni di viaggio: cosi' olandesi... una totale mancanza di affettazione nei ragazzi, qualche tentativo di eleganza (tacchi troppo alti o troppo puntuti) nelle ragazze. Contemplo le chiatte lungo il canale: mastodonti silenziosi che scivolano sull'acqua. Si chiamano Antonia, Voluntas, nomi di donna o virtu' latine. Mi piacerebbe un giorno vedere l'Europa dalla prospettiva di una di queste navi.
Amsterdam Bijlmer ArenA - tanta gente scende qui, ci sono molti uffici. Il resto scende con me a Amsterdam Zuid. Un minuto attraverso la piazza: ritrovo il mio capo e Thea la segretaria agli ascensori. Un altro giorno comincia.

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