giovedì 28 giugno 2012

Preparativi

Mentre mezzo mondo si guarda la semifinale degli Europei, io sto in casa a lambiccare con la mia nuova macchina fotografica dall'ottica prodigiosa. Oggi mi sono dedicata agli acquisti in preparazione per la mia vacanza scozzese: un bel paio di scarponi in GoreTex e una miracolosa guida di Colonsay.
Sto cominciando a immaginare come sarà il mio viaggio - mi sto mettendo nell'ordine di idee che il tempo atmosferico sarà pessimo, pioggia e freddo e mare grosso. D'altra parte questa è una avventura, emersa dalle nebbie di un passato davvero lontano.
Tornare ad Edimburgo, prima di tutto, dopo la bellezza di trenta anni: questa volta mi fermo un paio di notti all'Hilton, me la voglio godere con un po' di agio. Trenta anni fa, con non tante sterline in contanti in tasca, trovai una stanza in una pensione per una sola notte, dopo essere arrivata con la corriera notturna da Londra. Vorrei annusare di nuovo l'indimenticabile odore delle distillerie, un profumo dolciastro e delizioso, sentire ancora fantasmi di cornamuse portati dal vento e vedere il tramonto rosso sangue dietro al Castello. Chissà se sarà cambiata tanto, dai tempi della Signora Thatcher...
Poi il viaggio fino all'isola - cosa troverò longo la strada? e il traghetto sarà lì ad aspettarmi? la mia stanza al Colonsay Hotel, l'unica singola dell'unico hotel.
Su Colonsay avrò tempo per leggere, scrivere, pensare. Passeggiare lungo le spiagge, attraversare l'isola in lungo e in largo. Diventare socia dell'unico golf club: a quanto pare, una memebership annuale costa quanto una green fee.
Non so se avrò qualcuna delle mie epifanie, mentre sarò in quel luogo, ma un po' ci conto.

Spirali


Su Facebook mi sono imbattuta in questa immagine e l'ho immediatamente copiata: rappresenta graficamente, con impressionante fedelta', un concetto che ho cercato di descrivere tante volte negli ultimi mesi - le spirali discendenti ed ascendenti che ci catturano e condizionano il nostro modo di vedere la vita. Dico "nostro" perche'  so che capita a me e ad altri che conosco, magari non a tutto l'universo mondo, dove prosperano creature mitologiche dalla mirabile costanza emotiva.
Visto che io non sono una di queste, ma spesso mi trovo avvolta fra le spire - piu' facilmente quelle discendenti - ho pensato che il fissare graficamente non solo la spirale che ci affonda, ma anche quella che ci solleva sia un ottimo ausilio: un'immagine che ci puo' sostenere nei momenti complicati, quando dimentichiamo quanto sia altrettanto possibile, con un bel colpo di reni, prendere la corrente che risale e raggiungere la superficie... e poi, davvero, the sky is the limit!

martedì 26 giugno 2012

Piani, piano piano

Oggi Fleur e suo padre sono venuti per fare un altro sopralluogo nel mio giardino e per presentarmi i primi schizzi del progetto di ristrutturazione. Jacques ha raccolto un po' di idee, ha elaborato un certo numero di disegni, l'ultimo dei quali mi sembra piuttosto convincente.
Il mio giardino deve cambiare: non mi piace la pavimentazione tristanzuola, le piante sono andate via via impoverendosi (l'ultimo inverno ha fatto sfracelli), l'uso che posso fare di questo prezioso spazio esterno e' veramente limitato.
Le caratteristiche del progetto (stiamo parlando di un giardino piccolo piccolo, eh!) che mi hanno piu' intrigato sono in primis la pergola, con la possibilita' di realizzare uno spazio riparato dalla pioggia; l'uso di specchi, per catturare la luce del sud e reindirizzarla dove il sole brilla solo in piena estate (si fa per dire); l'angoletto stile giardino giapponese; le tre buche su erba sintetica per praticare il mio putt.
Tutte questi idee mi piacciono molto: non lasciano uno spazio esasperato per il giardinaggio, ma in fondo posso anche tenere i miei tulipani in vaso - non devo replicare Keukenhof. Potro' sbizzarrirmi con i rampicanti, potro' rendere piu' facile la manutenzione della parete esterna della cucina, che ha bisogno di essere ridipinta periodicamente, potro' mantenere la vigna e rinforzare la palizzata che ormai non ce la fa piu'.
Per la realizzazione della pavimentazione e della struttura, i mesi ideali potrebbero essere settembre e ottobre: per piantumare, potrei aspettare la primavera prossima.
Devo pensarci su, visualizzare per benino il tutto e prendere una decisione per il GO quando torno da Dubai. Poi si tratterebbe di chiedere preventivi ad almeno duo o tre ditte per la costruzione e la fornitura dei materiali... Jacques farebbe la supervisione dei lavori - e si curerebbe, da golfista che e', che i putt non siano troppo semplici, ma che abbiano qualche curva di livello da dominare...
Avanti cosi', un altro passettino.

lunedì 25 giugno 2012

Above par

Effettivamente, conoscere se' stessi e' un lavoro duro.
Ovviamente, per definizione, non sappiamo come reagiremo di fronte ad ogni circostanza, solo avendo estrapolato un trend dalle serie storiche precedenti.
Mi spiego: se io so di avere poca tolleranza, che so, per la puzza di fumo stantio sugli abiti, so per certo che anche la prossima volta che mi trovero' ad annusare quell'indescrivibile olezzo di lercio che puo' essere generato da un oggetto apparentemente cosi' piccino come una sigaretta, avro' un moto di disgusto e di rifiuto: le serie storiche me lo dicono. Quello che non mi dicono, pero', e' quanto l'intolleranza si accentui ogni volta che il fenomeno si ripete.
Mi stupisco, dunque, di come situazioni che una volta mi avrebbero lasciato quasi indifferente o blandamente infastidita, ora provochino impennate di rifiuto al limite dell'esistenziale.
Si dice (e io ci credo) che invecchiando si peggiori. E' la motivazione per cui le persone della mia eta' provano disapprovazione per i cosiddetti "giovani d'oggi". Tutti sapranno rapidamente elencare una ventina di ottime ragioni per cui i "giovani d'oggi" sono effettivamente degni di riprovazione: ma dal momento che ogni generazione ha sempre avuto lo stesso tipo di atteggiamento nei confronti della propria rispettiva occorrenza di "giovani d'oggi", c'e' da pensare che una parte della responsabilita' di questo giudizio severo sia nello stesso inevitabile sgretolamento della tolleranza che io sto sperimentando.
Non sopporto piu' tanto bene dover fare cose contro la mia volonta'. Non sopporto stare in compagnie che non ho scelto, senza facolta' di lasciare la compagnia medesima quando lo desidero. Non sopporto che la cameriera dell'hotel tocchi il mio pigiama. Non sopporto che qualcuno, in modo implicito od esplicito prenda decisioni per me. Non sopporto chi spreca il mio tempo o la mia attenzione chiedendo consigli che poi non segue. Non sopporto dover essere materna e comprensiva e politically correct e sorridente anche quando non ne ho affatto voglia. E via di questo passo.
Conoscersi, dunque, e'  cruciale.
Rifletto spesso sulla mia solitudine: ma vedendo tutto quello che non sopporto, piu' che una iattura, e' il marginale downside della sublime liberta' di cui godo.
Dopo aver per incidente sfiorato il disagio e il malessere di chi e' veramente malato di mente, mi sono detta che le mie ossessioni e i miei malumori sono acqua fresca.
Probabilmente e'  solo un altro modo di contare i miei blessings, ma piu' il tempo passa piu' mi dico che, viste la realistiche aspettative che la vita puo' offrire, il mio score e' decisamente above par.

giovedì 21 giugno 2012

In attesa

Sto aspettando di uscire dall'ufficio per andare ad accogliere Gabriele in aeroporto. Il suo soggiorno olandese non incomincia propriamente nel migliore dei modi, ma direi che 20 minuti di ritardo (cosi dice il sito di Schiphome) siano accettabili... se veramente saranno venti minuti.
Gabriele viene a fare un giro di esplorazione in Olanda, per vedere se gli riesce di trovare lavoro qua. Cerchero' di aiutarlo come posso e gli auguro tutte le fortune. Rimarra' da me fino a mercoledi' mattina, faremo un po' di kendo e un giretto alla Floriade insieme, per il resto lui distribuira' CV in giro per agenzie ad Utrecht. Mi pare che sia il modo migliore per provare, e di solito il coraggio viene premiato.
Sono dunque in un periodo particolarmente sociale: due sere fa la cena con Antonio, che di mestiere fa l'allenatore della squadra olimpica di canottaggio olandese e che non ha disdegnato un piatto di penne al ragu' prima di partire per le tremila mete che lo aspettano prima di Londra 2012.
Ieri sera ho incontrato Cristina, che lavorava con me in SIC nei tempi belli, con cui ho fatto un giro per i canali (un po' diverso questa volta, partendo da Leidseplein) ed ho cenato indonesiano. E' stato bello raccontarsela su, dopo tanto tempo che non ci si vedeva!
Stasera arriva Gabriele, che mi fara' compagnia (anche se non e' il suo scopo primario!) per qualche giorno.

Piuttosto, il Signor G. mi manca mostruosamente. Adesso che la nostra relazione e' stata ufficializzata, ecco che non riusciamo piu' a vederci. Ora sarebbe invece il momento di darci sotto, ma non c'e' verso: un po' sono io ad aver qualche acciacchetto fisico (la schiena me l'hanno sistemata, ma il dito del piede mi fa ancora parecchio dolore), un po' si tratta di lui che fa il difficile. Probabilmente e' dovuto al fatto che sto diventando piu' esigente io... ma tant'e', trovero' prima o poi il tempo per recuperare: e conterei di frequentarlo sia qui in Olanda, sia nella mia vacanza/romitaggio a Colonsay, sia durante la settimana che passero' con la mamma sull'Appennino subito prima di ferragosto. Ora che non ci sono piu' barriere fra noi, come continuo a ripetere, the sky is the limit.


martedì 19 giugno 2012

Barcellona, venti anni dopo

Sono tornata a Barcellona per una riunione di lavoro. L'avevo vista nel 1992, prima delle Olimpiadi, quando tutto era un cantiere polveroso. Ci arrivai in camper, assieme agli amici del kendo (eravamo in 5, la Manu, la Miranda, il Bushi, il Babbo ed io), parcheggiamoo sulla collina di Montjuic davanti al palazzetto dello sport dove si sarebbero svolti i Campionati Europei e tutte le sere offrivamo il caffè ai poliziotti che venivano a bussare alla nostra porta per vedere se fossimo pericolosi terroristi baschi.
Un viaggio indimenticabile, da Bologna a Barcellona. Divertentissimo all'andata e tragico al ritorno: non appena rimisi piede in Italia, la mia situazione lavorativa precipitò, la mamma venne scippata e si ruppe la gamba, la mia vita si avviò per una china che portò ad eventi devastanti che ancora oggi mi fanno soffrire al solo pensiero. Ho avuto 29 anni di vita felici e poi più: e sono finiti esattamente quando sono tornata da Barcellona per la prima volta.

Non avevo quindi alcuna aspettativa riguardo alla città, immersa come ero in brutte reminiscenze. Ora è decisamente ripulita, c'è una nuova marina, il clima è stato dolce e piacevole. La compagnia dei colleghi è stata tutto sommato niente male: abbiamo fatto una caccia al tesoro per le vie del Barrio Gotico, una bella scusa per camminare con il naso per aria e rintracciare il passaggio di Gaudì.
















lunedì 18 giugno 2012

Pulizie estive

Qualcuno ha hackerato il mio account di posta yahoo. Un sacco di mail contenenti link perniciosi sono partiti alla volta del mio indirizzario - me ne sono accorta nel momento in cui stava accadendo, visto che molti indirizzi non erano più validi e quindi ne risultavano messaggi di mancata consegna.
Questo mi ha dato il destro di applicarmi a fare un po' di pulizia: molte persone non sono più nemmeno nei miei ricordi, ma magari hanno attraversato brevemente la mia vita, lasciando solo un indirizzo obsoleto dietro di sè- Nessuna malinconia, certamente.
Purtroppo, proseguendo su questa linea, mi sono trovata a entrare in una di quelle spirali di insofferenza, che in realtà sono indirizzate verso me medesima, che si traducono in qualche purga ulteriore di nomi e di numeri. Questa volta c'è cascata una persone che avevo considerato un amico, che diceva di considerarmi un'amica irrinunciabile. In realtà, credo che dopo aver fatto un po' di confusione sul concetto di "amica" abbia finito per trovare sollievo nel non farsi più vivo. Buon per lui, buon per me. Segato.
Non ne sento per ovvi motivi la mancanza, ma torno a dirmi, ma perchè mai la gente si sbilancia in affermazioni comportamenti dichiarazioni che non sono poi in grado di sostenere? Se mi vieni vicino da amico, io ti sarò amica. Se mi vieni vicino da uomo, io mi comporterò da donna. Mi secca davvero scoprire che qualcuno pesca nel torbido, dando segnali confusi e poi stando a guardare cosa succede.
Io prendo le cose seriamente e questo sembra essere una cosa immensamente seccante per alcuni. Non immaginano nemmeno quanto sia seccante e avvilente e umiliante per me, quando le carte vengono cambiate in tavola, per nessun apperente motivo, senza una doverosa spiegazione - no, cari, non sono io che ho capito male, siete voi che non riuscite ad essere coerenti con voi stessi per più di dieci minuti.

Andate al diavolo, e restateci.

domenica 17 giugno 2012

Dell'arte perduta dell'epistola

Io scrivevo lettere, un tempo. Ho cominciato alle elementari, con la pen pal in Sicilia. Poi ho fondato il Club Amiche di Niki Lauda e in seguito ho trovato compagni di penna in Giappone. Ho scritto per anni a Judith. Conservo ancora tutte le lettere che mi sono mai state scritte, sembra incredibile, ma è vero. Le lettere della Ba sono archiviate cronologicamente in faldoni enormi, le lettere delle Amiche di Niki Lauda in una vecchia scatola, quelle di Judith in uno scrigno di cartone, assieme ad altri piccoli memorabilia (inclusa la palla da golf che raccolsi a Leeds Castle tanti, tanti anni fa). Ho ancora le lettere di Foster, di Thomas, di Robi, alcune lettere sparse di altri personaggi che hanno attraversato la mia vita.
Per aiutarmi a chiudere con una persona, mi scrissi una lettera da sola, falsificando la sua firma e spiegandomi (indubbiamente molto meglio di come sarebbe stato capace lui) perchè non poteva funzionare fra di noi. Me la imbucai e me la lessi con interesse quando mi fu recapitata.

Le lettere di carta hanno fatto il loro tempo, ma con le mail ho lo stesso rapporto. Non ho mai cancellato mail di nessuno, le ho archiviate piuttosto, ognuno ha la sua cartella. Ovviamente mi riferisco a lettere di qualcuno che in qualche modo significasse qualcosa per me. Un amico o una amica molto cari, una persona che è stata importante per me, qualcuno che è transitato nella mia vita e mi ha lasciato qualche rimpianto o qualche ricordo. Non le leggo mai, ma sapere che sono lì mi conforta. Sono tranci della mia vita e li conservo, anche se spesso rappresentano un passato finito e, come tale, malinconico, perduto, disperso.

Una nuova tendenza invece è quella di conservare le lettere che ho scritto e non ho mai spedito. Sono letterine con un capo e una coda. Spiegano passaggi cruciali del mio modo di ragionare a qualcuno - ovviamente qualcuno a cui mi interessava RACCONTARE, RIVELARE, ESPORRE. Qualcuno a cui volevo fare domande o dare risposte. Qualcuno che mi incuriosiva e mi intrigava. Qualcuno che mi aveva stupito e meravigliato o che mi aveva fatto arrabbiare o soffrire. Poi, evidentemente, qualcosa è successo: ad un tratto in me è ESPLOSA la certezza che l'altra persona non fosse affatto interessata quanto me ad avere o a dare spiegazioni. Ad un tratto quelle lettere sono diventate inutili - solo l'espressione di una grande frustrazione. Non le spedirò mai. Non le leggo, come faccio con tutte le altre, ma non perchè mi confortino con la sola loro presenza. Se lo facessi, tutte le domande inespresse e le risposte mai ricevute mi balzerebbero davanti agli occhi di nuovo, in un ballo grottesco di spettri e fantasmi che farei fatica a richiudere in un archivio.
Tale è il potere delle cose incompiute.

lunedì 11 giugno 2012

Oslo

Ho messo piede in Norvegia - ospite riverita ed onorata, in qualità di arbitro dell'Oslo open di Kendo. Persone gentili ed ospitali, i Norvegesi. Come diceva un perfido Svedese, sembrano delfini, sempre sorridenti. Inoltre la loro lingua suona dolcissima. Io avevo in mente un popolo di vichingoni per giunta passati per gli esperimenti di eugenetica dei nazisti, invece sono un po' cicciottelli e rilassati. Che sorpresa.
Il cielo di Oslo è straordinario: in giugno la luce è interminabile, dà una forma strana di euforia. Un viaggio breve, ma che mi ha lasciato curiosa. Penso che ci tornerò.












La festa del capo

Ecco che Harrie, il CEO, si ritira dopo 37 anni di fedele appartenenza all'Azienda. E noi, che siamo i suoi fedeli sottoposti, un po' fantozzianamente gli organizziamo una festa della madonna, con musica, canti, signorine scosciate e una dimostrazione di culto della personalità degno di un dittatore nordcoreano. Il mondo è in crisi e noi leghiamo il cane con la salsiccia. Va bene così: sindaco di Amsterdam, onoreficenza dalla Regina e occhiuccio umido inclusi. Pizzicatemi.




Toccare il divano

Un altro touch and go, fra Oslo e Barcellona, ma prima di Francoforte. Poi starò un pochino a casa, prima di Dubai. Leggo tutto ciò e quello che leggo mi piace. Moving is living, come dice il mio alter ego.

Quando potrò usare i miei bastoni da golf Wilson, nuovi fiammanti? così lucidi ed ordinati nella mia sacca lavanda, tutta bella sussiegosa sul nuovo trolley che non ha ancora assaggiato un metro di prato? Mmm, provo un brivido al pensiero di trovarmi sul driving range e vedere se i nuovi attrezzi faranno qualche differenza per il mio gioco. Chissà perchè, sono convinta che adesso potrà andare solo di bene in meglio - rimuovendo i ricordi imbarazzanti di troppi slice e troppi airshots dalla mente... Inoltre ora potrò finalmente accettare tutti gli inviti, interi e per metà, che ho ricevuto da amici e conoscenti. Sono attrezzata, aspetto il mio tesserino ufficiale, ma già la lettera del mio club mi qualifica: sono una golfista "grande", ormai, e lo dico con la stessa sicumera con cui a dieci anni pretendevo le chiavi di casa. Diciamo che il resto l'ho capito meglio un po' dopo.

Ma non è che io capisca proprio tutto. Per quanto abbia assoluta certezza che esistano ben pochi argomenti che io non possa affrontare ed eventualmente padroneggiare applicandomi, la natura umana continua a lasciarmi perplessa, sia sulla motivazione dei miei comportamenti, sia nella lettura di quelli altrui.
Probabilmente, sovrasemplifico troppo. O forse sovracomplico. Se fossi davvero intelligente, soprassiederei.
Invece, come una carpa (animale notoriamente poco sveglio, che sguazza in due dita d'acqua, nella mota), abbocco alla più banale delle provocazioni e mi lascio tirare in lungo e in largo da ogni pescatore capriccioso. I comportamenti che NON CAPISCO hanno un perverso potere di attrazione su di me - come se dovessero essere il risultato di qualche teorema da dimostrare. Invece di scrollare le spalle e passare oltre, mi avvito alla ricerca dei paradigmi, dei meccanismi, delle soluzioni. John Nash, un altro alter ego.
A portare un afflato di novità rispetto al passato, ecco che adesso mi guardo sbalordita e persino riesco a strapparmi via all'ossessione del momento. Non riesco farlo con amoroso affetto, ma piuttosto come farei con una sorella scema, mi tiro per le trecce e mi costringo a pensare ad altro, incredula per come certi schemi agiscano su di me con perversa regolarità.
Un cosa ho capito: vorrei poter avere sempre il mio miglior umore e contagiare con esso tutte le persone che conosco che ne hanno un disperato bisogno. Peccato che ogni tanto avrei IO bisogno di essere contagiata, ma, ahimè, sembra che io sia sempre chiusa in una clean room, quando ne avrei bisogno. Untori, dove siete?
Ho  in mente talmente tante cose belle che vorrei fare! Vorrei essere il Luna Park di qualcuno che abbia voglia di seguirmi ! A volte mi pare di avere in tasca la ricetta per la felicità, ma mai che qualcuno mi chieda di cucinare. E così mi faccio un piatto di pasta scotta e rimango a domandarmi perchè.

mercoledì 6 giugno 2012

Il testimone della mia vita

La cosa piu’ difficile dell’essere sola (o almeno del vivere da sola) e’ la mancanza di un testimone della mia vita. Non perche’ la mia vita abbia un valore tale da meritare un biografo o perche’ sia cosi’ significativa da dover essere tramandata. Cosa avverra’ quando non ci saro’ piu’ non mi interessa affatto, spero di non lasciare troppi capelli o troppe unghie spezzate in giro – non mi va di lasciare indietro il mio DNA – e di spendere l’ultimo euro nell’ultimo secondo della mia esistenza. Men che meno mi interessa lasciare il racconto della mia vita.

Allora a che serve un testimone? Serve a dare conto dei piccoli eventi, del minimo avanzare dei miei giorni. Senza un testimone che ti chieda come stai o cosa stai facendo o quale libro stai leggendo solo gli eventi maiuscoli assumono importanza – il fluire quotidiano della mia vita, per banale che possa essere, rimane uno spettacolo solo mio – perde sostanza o importanza, perche’ non mi rappresenta di fronte a nessuno a cui io tenga. Si’, sono io la prima spettatrice di me stessa, ma sono anche un pubblico che assiste ad una rappresentazione senza possibilita’ di vedere altro. Che capacita’ di critica potra’ mai avere, un pubblico prigioniero?

E cosi’ mi si domanda solo delle gesta sporadiche e clamorose, quelle che ho l’estro o il coraggio o la sfrontatezza di raccontare – adesso poi fra blog e facebook raccontare diventa facile, ma ancora una volta il pubblico e’ una indistinta massa passiva.

No, io cerco un testimone – qualcuno che desideri sapere, che accetti l’implicita noia dell’ascoltare e che sappia, nel garbuglio delle mie esternazioni, tirare il capo giusto e sciogliere la matassa dei miei pensieri. Ci vuole talento, anche per fare il testimone: capacita’ di ascolto e buona memoria e un po’ di amore per chi racconta. Ma non dispero un giorno di trovare qualcuno cosi’, che mi sappia seguire giorno dopo giorno, facendomi sentire che anche io esisto, con continuita’, perche’ ho qualcuno che si interessa di me. Chissa’, magari e’ la piu’ alta forma di amore a cui io possa mai aspirare – forse e’ solo un palliativo, per una solitudine invincibile.

Ma un testimone della mia vita mi manca, mi manca da morire. Ho da raccontargli i tramonti sulla mia citta’, il profumo dei tigli o la meraviglia dei fiori del mio giardino. Oppure lo splendore delle sere giapponesi o il colore delle nuvole nel cielo basso dell’Olanda. O ancora, il sapore dei miei piatti preferiti o le bizzarrie delle pietanze esotiche. Il piacere nel guardare una pallina volare sul green. O la soddisfazione di un allenamento di kendo ben riuscito. L’immensa gioia di rivedere amici lontani o il gusto che provo rileggendo un libro amato. O le mie mille speranze. Tutte cose minime, ma che vorrei dividere. Me ne nutro, sono cose deliziose, ma vorrei viverle con qualcuno. Dall’altra parte dello spettro, vorrei poter parlare delle mie paure abissali che mi sforzo di affrontare, delle innumerevoli sere passate a riflettere su cose tristi, dei pensieri irrisolvibili che mi inseguono quando mi sveglio troppo presto. Oppure del malinconico spegnersi della vita negli occhi di chi e’ invecchiato oltre la propria stessa eta’. O delle ondate di dolore che a volte percepisco intorno a me, da amici o colleghi o semplici conoscenti. E su tutto, della mia solitudine. Chissa’, forse sarebbe il modo per non essere piu’ sola – o forse solo un’illusione: chi ascolta non sempre partecipa, talvolta lo fa per mera cortesia, per ricambiare il favore, ma senza un vero genuino interesse. Un testimone, lo chiamo io, ma chissa’ cosa mi aspetto davvero. Un angelo, un fantasma – una creatura sovrannaturale. Esistera’?

lunedì 4 giugno 2012

GVB

OK, per l'esame di kendo c'è ancora della strada da fare (ma devo dire, la cosa mi entusiasma come non mai), ma almeno quello di golf è andato bene.
Pioggia pazzesca, ma per fortuna ero ben attrezzata. Il quiz è andato bene e poi siamo partiti in tre con due "guardiani" che solo alla fine si sono un po' lasciati andare, ma che ci hanno accompagnato parecchio arcigni per le quattro buche canoniche. Non sono stati cattivi, in fondo, perchè qualche piccola concessione ce l'hanno fatta, ma fino all'ultimo nessuno di noi tre (io, un certo Wim e la mia golfbuddy Siobhan) era certo di avercela fatta.
E' stato un sollievo: come al solito sono riuscita a pasticciare orribilmente una buca su cui in passato avevo fatto bene, ma d'altra parte ho fatto alcuni ottimi tiri (la prima buca, alla grande), incluso un bel colpo fuori da un bunker, qualche buon putt e qualche buon tiro lungo. Non si può certo dire che sono una ragazza costante in quanto a rendimento (e a direzione dei tiri), ma in fondo questo esame serviva solo a farmi entrare sul campo dei grandi, dove posso farmi le ossa per i giorni e gli anni di golf a venire.
Una parola la devo spendere per la mia povera sacca Spalding, le cui cerniere e cuciture si sono schiantate nell'ultimo titanico sforzo di portarmi al GVB. Riposi in pace, piccola cara, la sua sostituta color lavanda sta già aspettando un nuovo set di ferri, completo di tutti i wedges e pitches e putters e chipiunehapiunemetta. Shopping a GolfPlaza, seguirà presto.