giovedì 28 aprile 2011

Giorno tre: pieno di sorprese

Notte orribile. Sveglia non alle due, ma a MEZZANOTTE! Impossibile riprendere sonno. La lattina di Georgia bevuta alle sei del pomeriggio? Jet lag pernicioso? O forse il vento incessante che per ore ha ululato fuori dalla finestra?
L'allenamento del mattino è stato relativamente leggero, il Maestro Morioka ha voluto dedicare l'intera ora a dettagli della postura, molto utile per me come per le studentesse. Sapendo di avere solo un'oretta di sonno tormentato alle spalle, non potevo dispiacermi.


Ho resistito alla tentazione di fare un pisolo prima dell'arrivo di Manami, che alle 11 è venuta a prendermi per fare, vivaddio, un po' di turismo.
Siamo andate a Wakayama – prima tappa, il santuario delle bambole.
Scendiamo verso il mare, in un paesino di pescatori che pare deserto – e di questi tempi, non è che la cosa meravigli. Viene istintivo pensare, ma dovendo scappare via in fretta di qui, quanto ci si metterebbe?


Il cielo minaccia pioggia, parcheggiamo di fianco al tempio. Una sorta di cimitero delle bambole – non spettrale, ma piuttosto bizzarro: maneki neko tutti in fila, le danzatrici in kimono a destra dell'ingresso, le bambole dai lunghi capelli neri a sinistra. Le spose, sotto alla balconata. I tanuki, sotto un albero. Dietro, defilati, i Daruma. Tutti insieme aspettano il prossimo 3 di marzo, Festa delle Bambine, per essere portati al largo e buttati in mare. Uh, questi sì che suona un po' macabro. Un affogamento di massa per celebrare una festa... magari bambole che qualcuno ha amato – e di aspetto ancora ben conservate, alcune decisamente costose.






I Giapponesi non perdono mai quella abitudine al sacrificio umano, che faceva loro seppellire una malcapitata sotto al pilastro principale di un ponte in costruzione – hitobashira, il pilastro persona o la persona pilastro. Un termine indimenticabile, chissà se esiste una parola equivalente nel gergo della camorra o della 'ndrangheta che sicuramente non include cadaveri nel cemento armato (scadente) per portare buona fortuna alla Salerno - Reggio Calabria.
Dopo questo singolare tempio, ci dirigiamo alla volta del centro di Wakayama City, al castello. Alto su una collina, spazia sul fiume e sulla città. Ahimè, ricostruito in cemento, ma difficilmente un castello di legno in Giappone ha una vita tanto lunga.





Dopo una siesta di un paio d'ore a casa di Manami – e ne avevo davvero bisogno – siamo andate al suo dojo abituale. In un'ora giusto il tempo di 5 combattimenti, ma è stato singolare trovare una signora che non ricordavo di aver già incontrato, ma che subito mi ha citato il viaggio in Europa... una delle Magnifiche Dodici che vennero mandate al Campionato del Mondo di Parigi del 1994 nella squadra dimostrativa giapponese, prima che il Campionato Femminile diventasse prima semiufficiale e poi ufficiale (una delle mie battaglie da presidente di federazione – i Giapponesi ebbero bisogno di più di una pressione per concederci una forma di parità). Miyake Tomoko ebbe come avversaria proprio Jolanda Dekker da Amsterdam (mentre io ebbi Shinohara Mayumi e di lì cominciò un'amicizia con l'intera famiglia che dura tuttora). Ha più o meno la mia stessa età e parla bene inglese – abbiamo fatto una breve conversazione: un personaggio davvero particolare, niente affatto la signora giapponese convenzionale. Si domanda perchè mai ci siano Europei che facciano Kendo. Devono essere sicuramente un po' strani, conclude, ma per carità, massimo rispetto. Chissà se lo pensa davvero. Che tipo, mi piacerebbe rivederla, forse a Kyoto?
Una bella cena a base di tamago udon e poi via verso la Guest House, sotto la pioggia. Ma prima una foto insieme, io, Manami e sua figlia Aki, che pure fa kendo: in una specie di sala giochi, troviamo una cabina per foto molto singolare: a parte le luci sparatissime che rendono molto fresche e levigate, anche dopo un'ora di keiko, fatte le foto si può procedere alla elaborazione: cuoricini, animaletti, stelline. Incredibilmente Giapponese – molto kawaii !!!


1 commento:

LadyJack ha detto...

Ecco: mi mancavi giusto te in versione cartone animato... adesso posso dire di aver visto quasi tutto!
Carine però le fotine. Ciao