sabato 10 febbraio 2018

Fuori c'è il sole.

Gli ultimi due anni sono stati duri. Prima i nove mesi dl lavoro a Milano, poi, non appena trovato il nuovo lavoro a Den Bosch, la partenza della mamma. Sei, otto mesi di guerra con il capo, per riuscire a sfuggire al suo piano insidioso e rimanere impiegata. Infine, gli ultimi mesi del 2017, in un progetto romano che mi ha fatto seriamente dubitare di voler rimanere in Olanda - o perlomeno di voler lavorare ancora con certi Olandesi.
Ma tutto questo è dietro le spalle. I progetti su cui lavoro sono sempre difficili (ne ho avuto una prova soltanto ieri), ma almeno rimangono nel novero delle rogne normali. Oggi c'è il sole, ho fatto la spesa da Abert Heijn perchè il mio Jumbo è chiuso per ampliamento, ho fatto le fototessera per rinnovare la patente. Vita normale, nel mio undicesimo anno di permanenza a Utrecht.

Da quando la mamma è andata, mi domando spesso (diciamo pure, continuamente) quale sia il mio proposito di vita ora.
Ho 55 anni ed ho raggiunto molti obiettivi: continuo a mettere davanti a tutto tutti i dream jobs che ho avuto (e anche demistificato): il grande amore della SIC, la vita ravennate con Proxima, la carriera internazionale con Oracle e Arcadis, il sogno realizzato del lavoro in Giappone. Ogni lavoro ora può solo servire a darmi un reddito e possibilmente darmi tranquillità e moderate soddisfazioni. A questa età nessuno viene più a cercarti per avviare il business del secolo, specialmente in una società in cui il lavoro ha perso quella dignità e quei confini che una volta erano ben riconoscibili. OK, lavoro, fatto.

Ovviamente il Kendo è la mia vita - ma certo anche in questo campo gli obiettivi raggiunti non sono pochi. Il settimo dan, tanto per citarne uno (c'è l'ottavo, ma è talmente inarrivabile che non so se si qualifichi come un vero obiettivo). La nomina a co-coach della Nazionale (sperando di poter fare bene in questo ruolo). L'elezione a membro del Board della European Kendo Federation (dai, inaspettato!). A cosa altro posso aspirare, realisticamente? sì, certo, a un buon risultato della Nazionale, a sostenere l'ottavo dan in buona salute - ma stiamo parlando di obiettivi di vita? Il Kendo si giustifica in sé, senza bisogno di obiettivi da raggiungere, sarà sempre nella mia vita in un modo o nell'altro, come il mangiare, il dormire, il lavorare. Non una meta, ma un modo di essere. OK, Kendo, presente.

La mia famiglia è importante e spero di riuscire a passare più tempo con i miei fratelli e nipoti. Già il fatto di cominciare concretamente a trasferire il baricentro della mia vita italiana su Bologna, più che su Milano, è un passo importante. Spero di poter concludere presto la vendita della mia casa di Legnano: questo e il conseguente trasloco saranno sufficienti per darmi proposito (o perlomeno un discreto daffare) almeno per il prossimo anno o due. Oltre però non vedo.

E quindi, quale proposito? Di certo l'attesa della lontanissima pensione non si qualifica. Forse dovrei seriamente pensare a mettere in sequenza i viaggi che ho sempre desiderato fare e che ho messo in secondo piano, essendo così impegnata ad assicurarmi i mezzi per vivere. Da dove iniziare? per quello basta una monetina. Viaggiare da sola, o in compagnia? Con un tema guida o semplicemente per il puro piacere di cancellare un luogo alla volta dalla mia lista?
E oltre al viaggiare, non esiste niente altro che possa darmi senso di proposito? Escludiamo conversioni religiose e fidanzati - su una come me, che ha venerato la propria libertà come una vera divinità, queste due strade non esercitano nessuna fascinazione.

Forse dovrei di nuovo rivolgermi ai miei amici, come ho fatto a suo tempo per disegnare il mio Anno di Compleanno. Ci penserò su - non si tratta di una questione da poco e credo meriti una adeguata riflessione.