martedì 31 luglio 2012

Precipitare

Seduta ad aspettare le mie ospiti, mi lascio per un attimo andare a un momento di malinconia. Non ho un vero motivo per esserlo, ma è uno di quei momenti in cui il senso di proposito che di solito mi sostiene si indebolisce improvvisamente. Le mie ali perdono portanza, per così dire: mi sento irremediabilmente sola, priva di motivazioni e di interesse. Non so come mi possa succedere, ma esistono eventi che in un istante riescono a mandarmi in stallo - a volte non sono nemmeno eventi, ma aspettative frustrate di eventi immaginari. O, peggio, è la realtà che morde all'improvviso, secca e sterile come in verità è, priva di tutte le fioriture che ci disegno intorno quotidianamente.
So che sono momenti passeggeri - sopporto il peso che mi sento all'improvviso nelle ali, affronto la mancanza di respiro dei primi metri di avvitamento, precipito verso lo schianto con assoluta freddezza. Ecco, non so cosa sia peggio: se la freddezza o il panico. Magari, se sentissi una vera paura di cadere e sfracellarmi, farei qualche tentativo di chiedere aiuto, di aggrapparmi a qualche mano provvidenziale. Invece, vince il cupio dissolvi, mi lascio andare e aspetto quasi con sollievo l'impatto. Il quale non arriva, almeno, finora non è mai arrivato - potere dei sistemi di autopreservazione.
Fra poco sarò in compagnia di persone che mi vogliono bene - il combustibile ideale per il mio motore, che forse comincia a perdere colpi quando la distanza con le altre anime diventa intollerabile: quando essere estranea, per una volta, non mi cura, ma mi uccide.

sabato 28 luglio 2012

Olimpiadi

Ok, sono cominciate. Non ho visto la cerimonia di apertura, perchè avevo una lezione di kendo che avevo combinato con i ragazzi di Utrecht - era finita per le 22, quando la cerimonia di Londra è inizata, ma davvero mi ha fatto più gola andarmi a prendere una birra con tutti loro. Sono ragazzi svegli, con idee interessanti e con un modo divertente, ma non sciocco, di comunicare. Anche se loro mi vedono come una maestra, io sto con loro per il piacere di scambiare quattro chiacchiere non banali con delle anime belle. Fa impressione, se penso che con la maggior parte di loro ci sono almeno 20 anni di differenza.
Mi sono guardata gli atleti entrare in mandrie, greggi e manipoli successivi, alcune nazioni abbigliate con più o meno gusto, ma tant'è, alla sfilata quello che conta è soprattutto partecipare. Antonio, comunque, mi aveva già detto che non ci sarebbe stato, anche perchè stamattina lui e i suoi erano di corvè. Almeno un paio di sue barche dovrebbero essere in semifinale, quindi il mio supporto a distanza continua!

Le Olimpiadi hanno quell'aura delle cose che ci sono sempre state, quindi pur essendo sempre nuove e diverse, sono anche sempre antiche e foriere di grandi emozioni e nostalgie, Questo, dal punto di vista dell'emotività più profonda ed infantile.
D'altra parte, poche cose mi offendono e disturbano e infastidiscono come lo sfruttamento del cosiddetto spirito olimpico, la mercificazione e la spettacolarizzazione esasperata dello sport, il gigantismo organizzativo. Odio come il judo si è trasformato in una macchietta, odio le urla sguaiate delle fiorettiste infoiate da un colpo riuscito, odio l'incompetenza di chi commenta e che cerca di rendere banale quello che talvolta è complesso da comprendere anche per gli specialisti (mi è bastato sentire la cronaca del tiro con l'arco fatta sulla BBC...). Anche queste sono emozioni, e non meno forti di quelle commoventi che mi può ispirare la cerimonia di apertura.
Cosa farò? ovviamente continuerò a seguire ad intermittenza i vari eventi - non ho nessuno sport che mi interessi in particolare, A PARTE IL CANOTTAGGIO MASCHILE AD ESCLUSIONE DELL'OTTO, quindi farò zapping e magari troverò l'occasione per rivedere uno o due di quei DVD di 007 che da un po' mi propongo di visionare di nuovo...
Ecco, la Regina e James Bond. Finora la cosa migliore in assoluto.

venerdì 27 luglio 2012

Per chi cerca informazioni sugli uomini olandesi

Vi devo avvertire, femmine italiche - ho visto che leggete questo blog prevalentemente per trovare questo tipo di informazioni (i miei post sugli uomini olandesi rimangaono i piu' letti, dopo quello sull'Alfa Romeo MiTo nera...).
Ebbene: io NON HO IDEA di come gli Olandesi si riproducano ! Gli uomini olandesi, almeno esteriormente, sembrano ASSOLUTAMENTE DISINTERESSATI nei confronti dell'altro sesso. Non uno sguardo di traverso, non un apprezzamento carino. Anzi, una cosa che si verifica spesso sembra essere la battuta leggermente antipatica, che in realta' fa parte dell'ordinario senso dell'umorismo olandese.
NO, gli uomini olandesi non sono dei Don Giovanni, e, accidenti, si vede. Lo dico dall'alto di quasi 5 anni di vita da single nei Paesi Bassi.
Probabilmente vanno sposati quando sono giovani, quando la spinta ormonale da qualche parte li porta. Una volta passati i trenta, se sono impegnati, lo rimangono (per una infedelta', finiscono subito in terapia, perche' e' segno di grave squilibrio). Se non sono sposati, forse vanno in terapia perche' tanto a posto non si sentono, ma certamente, per quello che so io, MAI e poi MAI potrebbero suggerire con il loro comportamento una qualsivoglia forma di interesse per una donna.
Quindi, se pianificate di venire in Olanda per trovare l'amore e avete passato i trenta, credetemi, RESTATE A CASA !

PS: una fonte ben informata mi ha detto che le donne olandesi sono piuttosto aggressive, nel corteggiamento (diciamo pure, nell'aggancio). Forse questo ha totalmente ammazzato il bisogno di essere gentili, complimentosi e galanti. Se volete, potete venire a provare questo tipo di approccio - io,  per conto mio, considero il vago rischio di sentirmi dire di no da un Olandese un insulto leggermente peggiore all'essere ricoperta di pece e piume ed essere costretta a danzare sulla pubblica piazza.
Ritengo, con questo, di avervi sufficientemente informato.

Un po' di estate

In Olanda ho trovato l'estate. Sono stata ad Amsterdam un paio di giorni, poi per il resto della settimana non prevedo di muovermi da Utrecht. Con il bel tempo e' un piacere lavorare sul sofa' con la porta finestra aperta; e' come lavorare in giardino, ma senza il fastidio dell'eccessivo riverbero e con la TV accesa.
Sono tornata piena di programmi dalla Scozia. Uno di questi sta prendendo forma, ma ha anche dato la stura ad una collana di progetti analoghi per il mio Anno del Compleanno, il 2013. Sto gia' riempiendo pagine di appunti, raccogliendo informazioni, affinando il concetto generale... se ci hanno messo sette anni per preparare le Olimpiadi di Londra, perche' non dovrei metterci qualche mese per organizzare il mio Anno di Compleanno?
Come al solito, i luoghi lontani sono al centro del mio interesse - ma per ogni luogo c'e' anche una persona o un gruppo di persone che sono altrettanto rilevanti nel rendere il luogo meritevole di esere visitato. Sto lavorando lungo questa linea, una tranche e' gia' definita, le altre stanno nascendo...

Oggi ho potuto anche prendermi tutto il tempo per qualche ora al campo di golf - di proposito, con tutta la calma del mondo. Sono andata dopo l'orario di lavoro (sapendo che qualche mail sarebbe potuta arrivare dal Brasile piu' tardi, come poi e' effettivamente avvenuto) e, per cominciare, via con tre cestini di palline per riscaldarmi e per fare i compiti: effettivamente una lampadina sembra essersi accesa, una volta individuato il piano giusto di rotazione delle braccia... tutti i ferri, per poi finire con il magico legno 3. Poi pausa birra...
Il mio gioco successivo non ne ha tratto un giovamento particolarmente marcato, ma certamente l'umore si'. Meglio comunque astenersi, visto che il secondo giro di nove buche ha funzionato meglio del primo (in cui sono riuscita a dimenticare il sand wedge sul green della 9): ho perso giusto una pallina nel solito maledetto stagno, ma tutto sommato mi ritrovo a meravigliarmi del miglioramento rispetto a un annetto fa, quando sul par 3 potevo anche infilare 10 colpi per imbucare una singola dannata pallina. Eh, beh, l'applicazione a qualcosa dovra'  pur servire.... stasera il risultato al meglio delle due palline giocate su ogni buca non e' mai andato oltre i 4 colpi su tre buche e si attestato sul par per le rimanenti: due birdies sfiorati, verra' il giorno non lontano che faro' un giro interamente in par.
Intanto sabato e domenica rigioco con Siobhan e proveremo insieme il campo di Nieuwegein: chissa', potrebbe diventare il mio primo vero club di appartenenza, sul quale impegnarmi per scrollare il mio clubhandicap di 54 e veleggiare verso quote un po' piu' dignitose. The sky is the limit.

martedì 24 luglio 2012

Oban

L'ultima mattina ad Oban e' stata comunque piuttosto piena.
Sveglia prestino e fuori per vedere la strana Mc Caig's Tower: un Colosseo gotico, fatto costruire da un benefattore per tenere impegnati gli scalpellini locali duranti i mesi di scarso lavoro - cose che non accadono piu', che appartengono ai tempi in cui i banchieri erano mecenati e non delinquenti. La torre (la definizione non e' poi cosi' appropriata, ma tant'e') se ne sta come una corona in cima ad Oban e non contiene altro che un giardino. Una bizzaria, ma intrigante.






La distilleria e' il vero punto focale di Oban: effettivamente tutta la citta' si e' sviluppata intorno ad essa, salvo poi assumere il ruolo di "Porta delle Isole", grazie all'attivissimo porto.
Il tour e' condotto da una signorina locale (ma ci sono ben 15 guide che si alternano) che spiega per benino il processo produttivo e offre le sue collaudate battute ad ogni tappa del tour. Si fanno un paio di degustazioni (che francamente, alle 10 del mattino fanno fatica ad entusiasmarmi) e si riceve in dono un bicchiere e un buono sconto per gli acquisti nello shop della fabbrica.
Ho comprato la bottiglia che avevo promesso ad Antonio e un altro paio di bottiglini, perche' sono certa che se anche io non sono una fan del whisky e dei superalcoolici in generale, fra le mie frequentazioni se ne annida piu' di uno.
Sono andata poi al porto, dove ho pranzato con meravigliose cappesante cotte al momento in un calderone profumato di aglio, ho sperperato un altro po' di soldarelli per un bellissimo cardigan di lana (nolto appropriato per il clima un po' autunnale), poi mi sono ritirata in camera ad aspettare l'ora della corriera e a vedere come l'Open si stava dipanando.
Il viaggio fino all'aeroporto di Glasgow e' stato impeccabilmente puntuale (siami arrivati esattamente AL MINUTO, 16,47) e l'arrivo altrettanto.
Unico neo: le ultime battute - drammatiche - dell'Open si sono svolte proprio nel momento in cui stavo imbarcando... e anche se l'app dell'Open mi ha permesso di seguire il risultato sullo smartphone, oh, davvero avrei voluto vedere Adam Scott sperperare il suo vantaggio (che quasi quasi aveva reso noiosi i giorni precedenti) e perdere come un fessacchiotto dietro ad Ernie Els. Tanto un bravo ragazzo, questo Scott, ma francamente sto cominciando a sviluppare una immotivata antipatia per i broomstick putters e per chi li usa. Idiosincrasie della principiante.

Che dire della vacanza in generale? Semplicemente sorprendente.
Non mi aspettavo di godermi cosi' tanto le camminate (per cui ho scoperto di avere il fisico, visto che non mi e' mai capitato di arrivare a casa dolorante o distrutta dalla fatica), non mi aspettavo di incontrare tanta gente interessante (alcuni con gli accenti piu' posh che mi sia mai stato dato modo di sentire), non mi aspettavo di godermi cosi' la vita sull'isola, non mi aspettavo di mangiare cosi' tante cose buone...un successone, direi !
E adesso ho gia' un progetto che sta prendendo forma, per i festeggiamenti di compleanno - che, ho gia' deciso, saranno distribuiti durante tutto il corso del 2013. Devo solo mettere insieme la squadra giusta.

lunedì 23 luglio 2012

Traghetti a ro-ro

La giornata che dovevo passare in tranquillità ad Oban si è trasformata in una delle girandole più impegnative dell'intera vacanza. Sono stata indotta in tentazione dal depliant della Caledonian McBryne, per gli amici Calmac, che raccontava succintamente della Three Isles Excursion. Sono capitata poi quasi per caso sul Tripadvisor relativo ad Oban e visto che i commenti erano tutti entusiastici ed essendo io già in piedi ad una buona ora, ho pensato di andare al molo e di vedere se c'era ancora qualche disponibilità. Non c'era da dubitare. Il biglietto è salatello (55 sterline), ma davvero si fa giornata piena.
Un ferry ci ha portato a Mull (sbarco a Craignure), dove un bus ci aspettava per portarci, attraversando l'intera isola e i suoi glen, fino a Fionnphort. Qui, su una barca a motore nemmeno tanto grande, siamo partiti per Staffa. Mi sono chiesta: ma che accidenti c'e' da vedere su Staffa, per fare mezzora su questo guscio e poi tornare indietro? Beh, SU Staffa non c'e' molto, ma l'isola in se' e' una meraviglia della geologia: tre distinti strati vulcanici, il centrale dei quali e' costituito delle stesse colonne ottagonali di basalto di cui e' formata la Giant's Causeway in Irlanda del Nord. E' una visione sorprendente, soprattutto pensando che la mano dell'uomo non vi ha avuto alcuna parte. Ho cercato di immaginarmi lo spettacolo della formazione delle colonne, come se sorgessero dal mare come tanti passatelli di pietra incandescente, ma sono certa che le ere geologiche che le hanno plasmate non hanno davvero operato cosi'.







Da Staffa la barca ci ha portato a Iona (la terza delle isole in programma) - dove i Santi Rematori erano diretti... chissa'  come e' andata la loro avventura? ebbene, al colmo della coincidenza, giusto dieci minuti prima che un motoscafo venisse a prelevarli per riportarli in Irlanda, ho incontrato sul molo le due ragazze dell'equipaggio e gli operatori della BBC ! e sulla barca, tutti gli altri, incluso lo skipper, che gia'  era stato particolarmente contento di conoscermi e che mi ha abbracciato e baciato come se fossi una parente stretta. La Santa Barca era a chiglia per aria sulla spiaggia, in attesa, udite udite, che un altro equipaggio di Santi Pazzi se la venisse a riprendere e a vogare indietro fino in Irlanda. Bene, un cerchio si e' chiuso, come ha detto giustamente lo skipper !




Iona e' stata un centro di cultura cristiana straordinario - difficile immaginarlo vedendo questo scoglio in mezzo al mare. L'abbazia e' stata recuperata dopo essere andata in rovina ed ora e' gestita ecumenicamente - nessuna distinzione di confessioni (purche' cristiane): mi pare giusto, visto che San Columba mai e poi mai avrebbe pensato che i suoi convertiti (in gran parte pagani) un giorno sarebbero diventati cosi' sofisticati e litigiosi da frazionarsi in mille rivoli con differenze discutibili, ma irrisolvibili. Un bello spettacolo, i cristiani di tutte le epoche: epic fail !







Il viaggio di ritorno e'  stato tranquillo e un po' sonnacchioso: arrivata di nuovo a Craignure ho fatto shopping di formaggio locale (un ottimo blue, che mi sono sbaffata prima ancora di tornare a casa, e un vaccino dall'aspetto interessante che sta riposando nel frigorifero a casa), poi con l'ennesimo ferry sono ritornata ad Oban.
Serata quieta in camera e un inizio di preparazione bagagli...

La finestra bianca in mezzo alle due bow windows bianche era camera mia...

sabato 21 luglio 2012

Già ad Oban, in vista della distilleria

Oggi il tempo è stato meraviglioso. Quindi, come speravo, ho potuto rivedere Kiloran Bay in tuta la sua gloria. Non solo, ho proseguito fino alla buffa balena di pietre che si sta componendo a Balnahard, in un crescendo di paesaggi sempre diversi.
Sono poi tornata a Colonsay House, per un sandwich e DUE fette di torta, e poi via, a piedi verso Scalasaig. Memorabile.
La temperatura non è mai salita troppo, grazie al vento, ma il sole ha trasformato i paesaggi che solo due giorni prima avevo visto sotto un cielo bianco o sotto la pioggia.







Colonsay House

Alle cinque ero a recuperare i miei bagagli all'hotel, tanto per bere una mezza pinta di birra locale, vedere un po' di Open e rinfrescarmi un po'.

Alle sei, una jacket potato con coleslaw a The Pantry, alle sette e mezza il traghetto è arrivato e mi ha portato fino ad Oban.


A bordo ho ritrovato John e Theresa (la mia San Cristoforo) e Jack e Jo.

John and Theresa, from London

Jack and Jo, from Inverness

Dopo una arrampicata del sesto grado mi sono piazzata all'Invercloy Guest House. Vista strepitosa sul porto e sulla distilleria, cameretta piccola, ma che importa, sarò qui solo due notti. E intanto uso il wifi riguardandomi Casino Royale.

Invercloy Guest House



Ho concepito una idea bizzarra, ma poi neanche tanto. So esattamente cosa, come, quando e con chi desidero farla. Si tratterà di venderla al diretto interessato. Chissà se sarà difficile.

venerdì 20 luglio 2012

L'utilità del nodo Savoia


Sono mostruosamente orgogliosa di me.
Sveglia presto, colazione senza salsiccie e via, verso The Strand. Il cielo è coperto, ma non piove - io sono impermeabile persino nei pensieri, non mi spaventa niente.
Cammino di buon passo per un'ora. Intorno, nessuno: rocce coperte di felci e di mughi, l'incessante scorrere dell'acqua color Guinness nei fossi a lato della strada. Caprifogli, orchidee, cardi. A tratti pioviggina, ma con la mia incrollabile fede dei miei scarponi nuovi non mi lascio intimidire. Mi passano un paio di ciclisti, che troverò alla fine della strada.
E quando dico fine, intendo proprio fine: la strada si ferma sulla spiaggia, anzi sullo spiaggione che via via si allarga e si allunga. Il minimo della marea lo si raggiungerà alle 10,30, mi ha detto l'omone dell'Ufficio Postale, giù al molo. Sono le 10, intanto comincio a cercare un punto più asciutto per cominciare la traversata del Grande Fango. I ciclisti spariscono, sono sola in una immensità lucida come uno specchio. Gli scarponi sembrano prendere bene il dito di acqua che comunque rimane sulla sabbia, cammino cammino andando verso Oronsay, l'isola gemella di Colonsay, praticamente disabitata, a parte 5 residenti che lavorano per la Reale Società per la Protezione degli Uccelli. Desidero vederla perchè è lì e perchè su Oronsay si trovano le rovine di una vecchia abbazia. Cammino cammino, stando attenta a non sollevare l'acqua e a non distrarmi finendo dove è un pochino più profonda.
Sono a poche decine di metri dalla riva rocciosa di Oronsay e le cose si complicano. La marea si è sì ritirata, ma giusto davanti alla meta scorre un torrentello di acqua più veloce e più profonda. Cerco di negoziare l'ostacolo arrampicandomi su alcuni scogli, ma non c'è verso. Sono prudentissima sulle rocce e le alghe, ma dovunque mi giri, l'acqua più alta continua a separarmi da Oronsay. Sto cominciando a meditare la ritirata attraverso le sabbie, quando vedo una coppia di viandanti che sembra intenta in distanza a cercare un passaggio come me. Hanno addosso dei bei Wellington boots, non dovrebbero avere paura di niente, ma quando mi passano accanto mi salutano e mi chiedono se per caso io stesso tornando da Oronsay: anche loro non sono molto convinti del guado. Fra l'altro ricordiamo di esserci visto soltanto ieri nel caffè di Colonsay House: siamo praticamente amici. Uniamo le forze e forse individuamo un passaggio... ma va bene per i loro stivali d gomma, per me è ancora troppo profondo. Quando sono sul punto di rinunciare, anche per non trattenere loro, la signora si offre di traghettarmi a cavalluccio: momento imbarazzante, ma accetto e con passo molto cauto arriviamo su terreno un po' più alto. Sembra fatta, ma invece un'altra corrente veloce si para fra noi e l'isola. Di nuovo, sconforto. Che faccio, mi butto? i miei scarponi rimarranno bagnati per giorni... a quel punto ci raggiunge un'altra coppia (con cani) - anche loro erano a Colonsay House, anzi, abbiamo anche conversato (mi hanno attribuito per l'ennesima volta un accento scandinavo). Il marito ha scarponi come i miei, la moglie si butta e si ammolla calze e scarpe, lui si ferma e comincia a togliersi tutto: ecco la soluzione! l'acqua non è proprio calda, ma peggio di tutto sono i dannati sassetti - ma stringo i denti e fra un oh ed un ih mi trovo dall'altra parte, dove vengo accolta da un'ovazione: sono contenta di non aver fatto sprecare la prestazione da San Cristoforo alla signora gentile !
Proseguiamo in cinque (più due cani) lungo la strada: arriviamo a The Priory, dopo una discreta camminata. Doveva essere un centro religioso importante, a giudicare dalle pietre tombali e dalla architettura residua. In fondo, San Columba dovette arrivare prima qui, per poi accorgersi che vedeva ancora la sua Irlanda di origine e decidere di spostarsi fino a Iona (come i santi rematori...)
Finita a visita, ci avviamo al ritorno: bisogna anticipare la marea crescente e, anche se di tempo ce n'è, vista l'esperienza fatta è più prudente non perdersi in chiacchiere.
Fortunatamente la marea è ancora calata e i signori che sono con me (la coppia con i cani preferisce prendere una via alternativa e andare in esplorazione) non solo se la camminano con me fino a toccare di nuovo Colonsay, ma anche mi offrono un passaggio fino in hotel (loro alloggiano in un croft di amici a Lower Kilchattan). Sappiamo comunque che ci ritroveremo, tutti e cinque e i due cani, sul traghetto, domani sera.
Un altro obiettivo centrato – ho tempo per riposarmi in camera, mangiare un boccone e poi uscire di nuovo dopo aver scaricato le foto e visto un pochino di Open in televisione.
Una passeggiata breve, ma il cielo si è schiarito, splende il sole e l'isola acquista tutto un altro colore! Mi arrampico fino all'obelisco, scendo al molo, risalgo dall'altro versante: il mare è bellissimo, il cielo terso, bisognerebbe ripartire, ma io decido di farmi una cenetta con i fiocchi.

Moo (il cui motto è: Siamo qui solo una volta) è ripartita con la figlia e la guida alle 12. Un elicottero (!!!) doveva venirle a recuperare e a portarle fino ad Edimburgo. Ieri sera a cena la avevo vista mangiare le ostriche con qualche generosa goccia di tabasco e le avevo promesso che avrei provato stasera (ieri non ero in vena). Devo dire che l'esperienza mi ha piacevolmente sorpreso: invece che una ne ho mangiate tre (su sei) con tre gocce di tabasco, mi sento proprio di consigliarle !
Mentre proseguivo la mia cena con un bel bisteccone scozzese e una pallettona di gelato al miele locale (sublime), ho pensato cose che definirei illuminanti. Sarà stata la mezza pinta di sidro di aperitivo o il Merlot cileno della cena, fatto sta che sono riuscita ad articolare un pensiero che mi frullava in testa da un po', ma in una forma vaga e inesprimibile. Ora so cosa voglio fare (o, meglio, cosa sto già facendo): è da capire se sto solo razionalizzando con abilità un capriccio o se davvero ho un game plan credibile.
Chi vivrà, vedrà. O, come dice Moo, tutto sommato siamo qui solo una volta...









I cancelli che dividono i pascoli qui possono essere aperti e richiusi dal viandante occasionale: l'isola è aperta. Per tenere chiusi i cancelli spesso si usano pezzi di cima di plastica e si fanno eleganti nodi Savoia.

giovedì 19 luglio 2012

Kiloran Bay


Che giornata straordinaria !
Già è iniziata in un modo inusuale – ancora a letto, ecco che sento scrocchiarmi una spalla: l'equivalente di un colpo della strega, ma in formato ridotto e in un luogo insolito. Mi fa ancora male non so perchè. Decido ovviamente di ignorare l'accaduto, anche perchè ho promesso ai santi rematori di vederli partire al molo. Faccio colazione (non ho saputo resistere alle salsiccie), mi bardo come un palombaro e mi avvio. Piove a dirotto e continuerà a farlo tutto il giorno. I santi rematori sono già pronti e attrezzati di tutto punto, diciamo che non si tratta di un saluto straziante, ma certo fa uno strano, surreale effetto vederli partire remando alla volta di Mull. Il produttore della BBC che rimane sul molo (deve prendersi cura delle batterie delle telecamere, li raggiungerà domani) mi racconta che di tanto in tanto i prodi santi si mettono a cantare e così facendo battono la fatica, la pioggia e il vento contrario. I miracoli della fede.




Il piano per la giornata prevede un bella camminata fino a Colonsay House, quindi fino a Kiloran Bay, ma la pioggia è così fitta che decido di tornare in hotel, asciugarmi un po' e aspettare fino al pomeriggio.
Nella biblioteca dove mi sistemo siedono la signora con cui avevo conversato ieri e una ragazza intenta al suo iPad. Chiedo alla signora se davvero oggi partono, il marito interviene e mi chiede dei miei spostamenti – gli racconto dei miei piani e dei miei dubbi riguardo la pioggia. La ragazza dell'iPad interviene e mi dice che lei (Jeanne), la madre (Moo) e la loro guida (Ed) hanno più o meno gli stessi programmi e che un ragazzo dell'hotel darà loro un passaggio in auto verso Colonsay House. Stringendosi un po' c'è posto anche per me e così mi aggrego. Decisione molto appropriata.





A Colonsay House i giardini meritano una visita, ma il piccolo ristorante / caffè molto di più. La signora in carico della cucina stava impastando gli scones e una incredibile varietà di torte era già in mostra. Due minuti a spasso in giardino e via dentro al caffè all'asciutto: caffè, scones, panna e marmellata di uva spina: sembra un favola, ma è tutto vero,  ha davvero il sapore di una favola.
La pioggia scende ininterrotta, il mio ombrellino olandese è già inservibile, ma l'equipaggiamento da golfista irriducibile fa egregiamente il suo lavoro: sono ragionevolmente asciutta e anzi traggo un certo piacere da questa situazione. Non avrei mai immaginato che starsene all'aperto sotto al diluvio potesse essere così di soddisfazione.
Partiamo alla volta di Kiloran Bay, che è davvero vicina. E davvero lo spettacolo merita: la spiaggia è dorata, in contrasto con le spiagge bianche di ieri, nonostante il cielo grigio è una gioia poter correre sulla sabbia, siamo le uniche anime vive intorno e il panorama è devvero straordinario: un torrente si riversa in mare giusto dietro la spiaggia, rocce grigie nere e rosse separano Kiloran Bay da un'altra piccola spiaggia che, come Ed racconta, era in origine la caldera di un piccolo vulcano. Il posto non è solamente affascinate, ma è anche geologicamente ricchissimo. Ci arrampichiamo sugli scogli per raggiungere un paio di grotte a lato della spiaggia, poi stanchissimi, ma veramente appagati, ce ne torniamo a Colonsay House dove ci aspettano una deliziosa zuppa calda e i dolci fatti in casa.
Facciamo un giro più ampio dei giardini e alle cinque ripartiamo con lo stesso ragazzo che ci aveva accompagnato. In hotel mi tuffo in a vasca di acqua bollente, dormo un'oretta e sono pronta per la cena in compagnia di Moo, Jeanne ed Ed. Davvero una giornata fantastica, grazie a compagni di avventure disponibili e interessanti.
Domani, Oronsay. Ma quella è un'altra storia e andrà raccontata un'altra volta.




Jeanne

Moo

Ed, molto, molto bagnato