venerdì 1 aprile 2011

E inizia il secondo Q

Metto in fila il programma: prima gli Stati Uniti, poi una scappata in Italia, giusto per vedere la mamma, poi il Giappone. Un giorno per cambiare le valigie e via per Brasile e Cile. Dopo, Atene e, a inizio giugno, Bologna. Due fine settimana consecutivi in Germania. Da decidere, Dublino. Infine Denver.

Mi sento meglio al solo pensiero. Aereoporti, stanze di albergo, la mia vita in una valigia, piu’ o meno grande. Cibo diverso, kendo a tutte le latitudini, amici vecchi e nuovi. Il perpetuo senso di estraneita’ che mi conforta. I luoghi sconosciuti o comunque alieni hanno una caratteristica straordinaria, che me li fa amare: sono bidimensionali – non hanno profondita’, non ancora, possono essere osservati con lo sguardo vergine, privo di giudizio. Sono interessanti di per se’, non per cio’ che implicano o per quello che si sospetta che implichino. I retroscena sono mirabilmente mascherati. Tutto e’ fresco e nuovo. Li si puo’ osservare con equanimita’, con distacco olimpico. Ahh, sento gia’ il refrigerio!

Caelum non animum mutant qui trans mare currunt. E’ un dato di fatto, ma e’ una maledizione o una benedizione? L’immobilita’ emotiva e la coerenza sono due facce della stessa medaglia? Per ora mi accontento di cambiare cielo il piu’spesso possibile. Un tale che lavorava per me amava citare, molto spesso a sproposito, un motto di un progettista di auto: Speed makes form perfect. Quanto piu’ velocemente cambio cielo, quanto meno sovrastrutture mi devo portare dietro, come se fossi in una galleria del vento. Solo gli oggetti che davvero servono nella valigia, solo i libri che davvero voglio leggere, solo le persone con cui davvero voglio restare in contatto, solo i sentimenti che davvero valgono. Finche’ sono in moto perpetuo, solo le cose vere rimangono in sincrono con me e mi stanno vicine, il resto si perde spazzato dalla corrente, via, come le chiome di Berenice che si staccano dalla punta delle ali dell’aereo.

Mi domando, come puo’ qualcuno di nuovo entrare nella mia vita, se la prima cosa che deve imparare a memoria e' la mia agenda? Le nuove relazioni sono fragili, diafane, il detto e il non detto sono ugualmente importanti. Come si puo’ pretendere una pervicacia come quella che invece mi aspetto? Eh, beh, vorra’ dire che per un po’non ci saranno persone nuove nella mia vita. Per citare le immortali parole di Audrey Hepburn in Charade: I'm afraid I already know a great many people. Until one of them dies I couldn't possibly meet anyone else. E se penso che nel film lei lo dice per (momentaneamente) togliersi di torno Cary Grant, mi sembra una frase da tenere da conto.

4 commenti:

Chiara ha detto...

Se ben ricordo, in Up in the air il caro George qualcuno di nuovo lo aggiungeva alla sua vita. Resta da discutere se sia stato un fatto positivo, però...

jennie ha detto...

Blog in vreemde taal & mijn italiaans is slecht ;-) Vertaalprogramma werkt een beetje...liefs jennie

Donatella ha detto...

Ehm, talvolta la fantasia anticipa la realtà... ma dovendo immaginare un seguito alla fantasia, Ryan telefonerà ad Alex, dopo essersi sentito dire di essere solo "una parentesi"? Da questo lato, nella realtà, la risposta è chiara...

Chiara ha detto...

No, Ryan volterà pagina, avendo imparato qualcosa.
E al diavolo gli/le Alex che liquidano le persone come parentesi.