giovedì 26 settembre 2013

Sono una signora

Ho traslocato, un altro mini-mini-appartamento in fondo ad Ichijo.
Quando scopri di poter traslocare in un paio d'ore (impacchettare - spostarsi - spacchettare), ti rendi conto che la tua vita si è significativamente semplificata
La distanza dal lavoro è praticamente immutata, in compenso sono più vicina ad Horikawa-dori, dove passano più autobus.
Non è l'unico vantaggio. Il palazzo è più recente e la stanza (perchè di quello si tratta) è decisamente più "fresca" - tutto è più nuovo e finalmente i vetri non sono smerigliati, domani potrò vedere fuori dalla finestra senza aprirla. C'è un letto a castello (ho subito raddoppiato materasso e guanciale) ed esattamente le stesse dotazioni dell'appartamento precedente - tranne che per le stoviglie, che sono doppie, visto che teoricamente due persone potrebbero vivere qui. Due persone molto, molto amiche.
Ma io ci sono da sola e ci sto benone. Mi pare che ci siano più canali televisivi (la speranza è l'ultima a morire), dietro casa c'è un konbini, ma lungo Nakadachiuri-dori c'è anche una boulangerie in stile francese. Ah, il pane, quanto mi manca! qullo buono dico, non quello soffice e dolciastro che si trova al supermercato. In un momento di debolezza mi sono comprata mezza baguette da Fauchon dentro a Takashimaya, spero che la boulangerie possa essere all'altezza. Domani vado a verificare.

Domani mattina sveglia alle sei, perchè alle sette faccio kendo. Sono anche più vicina al dojo dove va il il mio collega ad allenarsi e dove penso di diventare un'ospite fissa, per quanto ormai sembri assodato che io diventi una socia dello Yuubukan - e tramite quel dojo, affiliata alla federazione di Kyoto. Oggi il mio amico Alex Bennett mi ha confermato che sono stata inserita a tradimento in un torneo il 14 ottobre. Sarà bene che mi alleni, per quanto io abbia scoperto che ci sono anche i kendoka tristi, nell'accezione bolognese del termine, in Giappone.

Il lavoro procede, sempre con le rigidità sull'orario, ma devo dire che c'è una certa soddisfazione a fine giornata, quando bene o male si sono risolti una ventina di casi bizzarri e magari si è imparato qualcosa di nuovo. Ho una vita semplice, non mi dispiace, per ora. Il mio unico cruccio è che certamente non posso sostenere questi costi di affitto con lo stipendio da neolaureata - ma visto che io sono qui per fare un investimento su di me, mi sta bene così. Vedremo poi a dicembre il ritorno del medesimo.

Sono stata a scuola ieri l'altro sera. L'insegnante, Inoue, è simpatico, fa di tutto per farsi intendere esclusivamente in Giapponese. I miei compagni sono un cinese e due francesi. Devo impegnarmi, perchè davvero sui kanji ho perso tutto quello che sapevo. Una difficoltà aggiuntiva: porto le lenti a contatto bifocali, ma i furigana continuano ad essere una sfida. L'unica è studiare a casa il più possibile ed arrivare preparata a tutte le letture. E' una fortuna che per motivi imprecisati domani sera non ci sia lezione: ho tempo fino a martedì per tirarmi avanti.

E' una vita diversa - e sento che potrei viverla serenamente e con soddisfazione, se non avessi così tanto già in Olanda. Ci saranno decisioni complicate da prendere. Ma non stasera.

mercoledì 25 settembre 2013

Termoregolazione

Se c'è una sola cosa sulla quale non riesco a trovare ancora pace qui in Giappone è la temperatura.
Prima di tutto, ecco la solita estate storicamente più calda del secolo o robe del genere. Siamo costantemente sopra i 30 gradi e senza condizionatore in certe ore del giorno non si vive.
In particolare, credo di aver perso totalmente il controllo della mia temperatura corporea: passo dal caldo al freddo nel giro di pochi minuti e soprattutto mi succede una cosa inaudita: sudo.
Ho cominciato anche io ad andare in giro come fanno qui, con un asciugamanino nella borsa.
Visto che l'isolamento non deve essere il forte del mio appartamento, basta spegnere per un minuto il condizionatore perchè la temperatura mi sembri subito soffocante. Vi assicuro, questo non concilia il sonno, ma peraltro sembra che qui io non abbia più bisogno di sei-sette ore di sonno. Viene chiaro alle cinque (diventa buio alle sei di sera), anche se mi metto la mascherina sugli occhi non c'è verso di dormire più di tanto. La cosa non pare influenzarmi particolarmente.
Il caldo incide anche sul mio appetito - ho la netta sensazione di mangiare meno di quanto facessi in Olanda e devo dire di essere proprio in ottima forma fisica. E per fortuna!

Va detto che qui, per un motivo o per l'altro, si è sempre di corsa.
Innanzi tutto, non esiste il concetto di orario flessibile. Se c'è qualcosa da sbrigare, c'è solo la pausa pranzo: e via di corsa in bici verso l'ufficio postale o la sede del municipio (che sono ovviamente chiusi al sabato, alla domenica e nei giorni festivi). tempo per mangiare poi non ce n'è più - o meglio, non rimane tempo per fare la spesa e portarsi qualcosa da mangiare in ufficio. Uscire dieci minuti, attraversare la strada, arraffare qualcosa al supermercato e rientrare? Non oso nemmeno chiedere se sia consentito. Caffè in ufficio? non pervenuto.
Si esce non prima delle diciotto - e tutti gli allenamenti sembrano iniziare alle diciannove. E via in bicicletta con il bougu sul portapacchi (con grave sprezzo del pericolo), fino alla fermata del bus, e poi di corsa a cambiarsi e a fare keiko. Per fortuna che spesso il mio amico Maruyama mi riporta a casa in auto (e rispetto a dove abita lui, io sto agli antipodi. E' davvero una persona gentilissima).
Non è da trascurare il fatto che in ufficio non posso comunicare con nessuno via mail o Facebook, quindi tutte le comunicazioni devono per forza avvenire fra il mio ritorno a casa e il momento in cui mi metto a dormire. Adesso ho iniziato la scuola: le lezioni iniziano alle diciotto e trenta... e via in bicicletta, naturalmente senza avere il tempo di mangiare alcunchè, a meno di fermarsi al konbini e comprare sandwich e onegiri... Insomma, chi si ferma è perduto.

Domani faccio trasloco. Speriamo che l'appartamento non riservi sorprese (dovrebbe essere del tutto simile a questo) - l'importante è che internet funzioni, poi per il resto dovrei essere più vicina alla scuola, a una fermata del bus o due in più e anche al dojo del venerdì mattina. Di poco più lontana dal lavoro, ma veramente si tratta di roba da poco. Basta pedalare.

giovedì 19 settembre 2013

Cose che fanno battere il cuore

La mia vita qui a Kyoto è piena di sorprese. Credevo di aver firmato un contratto di affitto fino al 7 ottobre, no, mi chiedono di trasferirmi in un altra weekly mansion entro una settimana, per rimanerci fino al 15 novembre. Va bene, mi limito a dire al padrone di casa che sia gentile quando ricalcola l'affitto del prossimo mese. Mi aiuterà con il trasloco, non che abbia tanto: due trolley, uno zaino, il sacco del bougu e qualche sacchetto, ma meglio andarci con una macchina piuttosto che a piedi. Ancora non so cosa succederà il 15 novembre: notare che quel giorno andrò sparata a Nagoya, perchè il giorno dopo avrò l'esame, men che meno avrò tempo per un trasloco. La Provvidenza aggiusterà le cose

Stamattina, bella giornata di sole. Non devo fare le pulizie questa settimana, ma arrivo lo stesso in anticipo in bicicletta. Salgo in ufficio tutta contenta, ho messo una T-shirt coreana per fare un po' festa alla ragazza coreana che mi sta insegnando un po' le cose. No, non va bene, dice il Capo, scusandosi di non avermelo detto prima. La T-shirt non si addice al dressing code dell'ufficio. Non ho ancora timbrato il cartellino, scendo, prendo la bici, in tre minuti vado a casa, mi cambio e torno. Nessun problema. Anzi, queste cose mi fanno un po' ridere. Mi fa ridere anche il fatto che non mi fanno nè caldo, nè freddo, mentre avverto lo sfrigolio dei nervi scoperti dei miei senpai. E' un ambiente senza la minima flessibilità -  se le regole vanno bene, bene, altrimenti non stento a credere che uno presto si senta fuori posto. Il mio giovane collega giapponese prende quotidianamente shampate interminabili dal Capo. Lo si vede che è tesissimo - gli manca l'esperienza del lavoro con i clienti, e pazienza. Ma a quanto pare a lui si richiede un livello di cortesia nell'espressione che sta stentando a maturare. Di qui, le interminabili prediche. Lui in piedi con la faccia contrita, il Capo che parla e parla, per fortuna in Giapponese. Oggi è venuto al lavoro raffreddato. Al secondo colpo di tosse, il Capo lo ha spedito a mettersi la mascherina. Mi sento a volte come Alice davanti alla Regina: un po' ci credo, un po' no.
Tuttavia provo un certo piacere in quello che faccio - in primis perchè addentrandomi in un mondo nuovo, quello del retail via internet. Non ci sono scoperte copernicane, ma è interessante vedere il quadro dal lato della parete.
Le persone poi che si rapportano al Customer Service poi mi danno un utile insegnamento di umiltà. Shoshinsa no kokoro, lo spirito del principiante, sempre buona cosa ricordarlo, specialmente quando sento emergere da dentro certe rispostine taglienti che somministrerei volentieri a certi presuntuosi e maleducati kohai che dovrebbero praticare e sudare di più invece che preoccuparsi del ricamo sulla propria hakama. Zitta e lavora, grazie per la preferenza accordataci, cordiali saluti, avanti il prossimo.

Kyoto certamente fa battere il cuore. Ho scoperto un piccolo giardino/tempio/parco giochi a pochi passi dall'ufficio. Vado al supermercato davanti all'ufficio (si chiama Life, beh, raifu...), mi compro sandwiches o onegiri e la pausa pranzo (autoridotta) la passo sulla panchina. Il vento fa suonare una campanella appesa chissaddove. Passa il furgoncino che raccoglie il cartone, l'altoparlante suona una canzoncina malinconica. La ginko sta cominciando a perdere qualche foglia, ma io tengo d'occhio l'acero, che fra qualche tempo comincerà a virare al rosso infiammato per cui gli autunni di Kyoto vanno famosi. Mangio e torno in ufficio, devo essere dentro esattamente all'una, quindi cerco sempre di tornare anche prima. Via, fino alle sei davanti allo schermo. E' una vita molto semplice, già si complicherà la settimana prossima con la scuola, ma ho fretta di imparare tante cose anche al lavoro, e questo mi entusiasma.

Chissà quando riuscirò a vedere Rush di Ron Howard? già solo vedere le foto di scena o il trailer vado in agitazione. Sì, certo, è la storia (romanzata) di Niki Lauda e James Hunt, ma, accidenti, sono parte della MIA storia. Mi batte il cuore in un modo che non ricordavo da tanto tempo. Non so come spiegarlo. Forse solo chi mi ha conosciuto nei miei anni della Formula Uno può capirlo.




lunedì 16 settembre 2013

Giorno di festa

E' il Giorno degli Anziani e non si lavora.
Ieri notte ha infuriato il tifone: pioggia e vento, che però non mi hanno fatto un baffo, visto che mi sto abituando a dormire con l'aria condizionata accesa (un abominio, per me, ma non se ne può fare a meno).

Oggi la giornata si è schiarita e ne ho approfittato per fare due belle passeggiate con la bici.

Kyoto è molto diversa da Roma, ma ne condivide una qualità: ad ogni angolo di strada, inaspettatamente, spunta un tempio o un santuario, talvolta di dimensioni enormi. Per quanto la meteorologia e la tettonica del Giappone non abbiano avuto molta misericordia del passato di Kyoto, ci sono comunque queste tracce imponenti dei lontani giorni in cui Kyoto più che una meta turistica era un centro di potere.

Io pedalo per le strade e conto: le ho conosciute tutte, leggendo il mio amato Genji Monogatari. Se Rokujō, la Sesta strada, adesso è solo una via minore, rispetto a quello stradone che invece è Gojō (la Quinta strada), io la guardo con occhi pieni di ammirazione ed affetto.

Il mio personaggio preferito del GenjiRokujō no miyasudokoro, prende il nome dalla strada in cui abitava - e lo stesso Genji finì per fissare la sua enorme dimora esattamente dove la Dama Rokujō aveva la sua residenza.
Quindi, mentre pedalo per Rokujō, sento un misto di reverenza e ammirazione, anche se sono solo i miei occhi che proiettano il mondo Heian sulla Kyoto di oggi.

Ci sono sempre elementi di sorpresa: qualche edificio nuovo e bizzarro (qui non ci si fa scrupoli a demolire e ricostruire, basta vedere che al posto di Maruzen, la migliore libreria di Kyoto, adesso c'è un cantiere) e poi il buffo Italiano Decorativo che sta spuntando qua e là.

L'Inglese Decorativo è un fenomeno che è già stato studiato, c'è stata l'ondata del Francese, adesso è l'ora dell'Italiano: una gioielleria che si chiama Veramore di Nucleo, un negozio di articoli per animali di nome Netto di Mammina, innumerevoli Osterie e Trattorie... l'Italiano è trendy - e naturalmente i Giapponesi sono altrettanto pessimi con la nostra lingua come lo sono con l'Inglese... ma tant'è, se trovo la De Cecco e le acciughe sott'olio (non me le posso onestamente permettere, quelle) è dovuto anche a questo interesse, per niente filologico, verso l'Italia.

Sono arrivata fino al Kamogawa, per vederlo gonfio d'acqua dopo il tifone. I poveri fidanzatini giapponesi, che siedono fianco a fianco tacendo e contemplando il fiume hanno perso per un po' il loro luogo d'elezione. Ci vorrà un po' perchè l'ondata di piena passi, ma è ancor caldo a sufficienza per stare fuori alla sera in maniche corte. 

Presto inizierà la scuola, vedremo.
















domenica 15 settembre 2013

Da dove iniziare?

Oggi ho fatto il mio primo bucato, con le bizzarre lavatrici a moneta che si trovano al piano terra (o, alla giapponese, al primo piano) del mio edificio. Mah, direi di esserci riuscita - ed è un fatto positivo, perchè fa ancora un caldo incredibile e poter fare spesso un bucato di polo e magliette risulta critico. Peraltro domani arriva il primo tifone e quindi per fortuna sono riuscita ad appendere tutto in casa ed ora tutto è asciutto e profumato di fresco.

Il mio appartamento sarà meno di 20 metri quadri: c'è un letto, un tavolino e due sedie piccine, una scrivania con una sedia un po' più massiccia, un armadio a muro. Ha il balcone. Il bagno è compatto e la cucina molto rudimentale: lavello, frigorifero, fornello a gas (un solo fuoco!), microonde, macchina per il riso e fornetto tostapane sono tutti lungo il corridoio d ingresso, dove si trova anche la porta del bagno.
Ho una bicicletta, noleggiata dai padroni di casa, parcheggiata sotto la tettoia di sotto. Starò qui fino alla prima settimana di ottobre, poi dovrei trasferirmi in fondo alla strada, dove c'è un altro miniappartamento simile della stessa proprietà. Non vorrei che pensaste che la limitata metratura equivalga a un prezzo stracciato, perchè non è così.

Di fronte all'ufficio c'è un supermercato piuttosto grande e fornito - mi sono già fatta la tessera fedeltà. Ci ho trovato la pasta De Cecco e l'olio extravergine d'oliva (marca Bosco, si vede anche in TV, ma non voglio indagare da dove in Italia esattamente arrivi). Volendo fare un investimento di una certa importanza, c'è l'aceto balsamico, il pesto genovese Barilla, il trito di sale, aglio e rosmarino. Sto facendo esperimenti mirati, per scoprire quanto di affidabile ci sia - facendo anche tesoro della mia esperienza coreana con Yun Sook, ho comprato la carne in scatola Spam (non un nome appetitoso), che soffritta in padella è un complemento eccellente per un paio di uova al tegamino.
In Giappone i carboidrati non sono difficili da trovare, ma alcuni alimenti rasentano la follia: 1000 Yen per una singola pesca, per quanto bellissima, no, proprio no.
Ieri sono andata da Takashimaya, in primis perchè volevo cambiare degli euro e le banche fanno orari di apertura non compatibili con i miei orari di lavoro. Ho finito per comprarmi una mezza baguette di Fauchon, perchè avevo una voglia di pane che urlava al cielo (ho snobbato Peck, lo ammetto).

Per quanto riguarda l'abbigliamento, c'è Uniqlo davanti all'ufficio, per tutto il resto e molto di più c'è un bel Muji in fondo alla via. In generale, non è lo shopping il problema.
Sempre da Takashimaya mi sono tolta lo sfizio di dare un'occhiata all'equipaggiamento da golf. Le scarpe (Puma o FootJoy) costano nettamente di più che da noi (ma forse non è il posto più conveniente di Kyoto) - e so che prima di tornare in Europa mi farò del male comprando qualche stranezza di Dance with Dragons.

La scuola inizierà venerdì prossimo e io bella bella salterò la prima lezione perchè uscirò con i colleghi - Soojin, la signora coreana del nostro reparto internazionale, se ne va a fine settembre e quindi la si saluta. Non posso mancare, anche perchè mi ha insegnato quello che ho imparato finora e spero mi insegni dell'altro prossimamente, prima di andarsene a Tokyo con la famiglia.

Domani è il Giorno degli Anziani e quindi è vacanza. Starò probabilmente in casa, perchè pioverà a cani e gatti e comunque devo studiare. Sabato sono andata in giro per cambi e alla sera ho fatto giusto una passeggiata a Pontocho, tanto per vedere la movida. Oggi sono andata ad Uji a trovare il mio amico Maruyama - a provare a suonare il flauto insieme (ma non avevo la mia musica!), a fare piani e progetti per gli eventi del World Kendo Network che gestiamo su Facebook, a gustare la bella uva che cresce nel suo giardino. Domani mi tocca proprio mettere giù la testa sui libri, ammesso che sappia da dove iniziare - scrivere? leggere? parlare? capire? sono quattro lingue diverse da imparare, si fa presto a dire "Giapponese".


mercoledì 11 settembre 2013

Fare un lavoro diverso per un giorno

Beh, su questo punto del Cinqueperdieci mi sono fatta un po' prendere la mano. Io avevo in mente di lavorare un giorno in gelateria da Roberto Lekkerijs - ho finito per firmare un contratto di International Customer Service in Giappone. Sono in prova - quindi potrei finire in qualunque momento - ma lo ammetto, rispetto all'intenzione dell'Occorrenza, è un po' un overkill.

La giornata di lavoro inizia facendo le pulizie. Io ho l'incarico di passare l'aspirapolvere sulla moquette delle scale fra il piano terra dove si trova il negozio, e il secondo piano, dove si trova lo showroom e il salotto per gli ospiti. Finito ciò, devo riporre l'aspirapolvere e timbrare su un foglio. Lo devo fare per una settimana, poi tocca al mio partner in hoover.
Devo occuparmi degli email dei clienti stranieri - a metà mattina tutti insieme ci si riunisce per ascoltare i dati di vendita del giorno precedente e per recitare i principi dell'azienda ad alta voce.
In ufficio naturalmente si sta in pantofole. Quando qualcuno entra o esce, si risponde tutti insieme al saluto... mi fermo qui.
E' come essere atterrati su Marte.

domenica 8 settembre 2013

Overflow

Non saprei da dove iniziare. Ho talmente tanto da scrivere, che rischio di passare la notte in bianco per postare solo una frazione di tutte le sensazioni, emozioni ed esperienze avute finora. E non si tratta nemmeno di una settimana.
Lasciatemi tempo di elaborare - e di scaricare qualche foto, che di solito dicono più di mille parole.
Comunque sia, ho un nuovo lavoro (così nuovo che non l'ho mai fatto), ho una nuova casa (casa è una grossa approssimazione, è un micro rifugio con tutto quello che mi serve), ho una bicicletta in affitto (che odio già, perchè il sellino non si alza e mi tocca pedalare come fanno i giapponesi, che paiono tutti seduti sul...).
Ho già visto alcuni amici, altri ne vedrò, domani vado a iscrivermi alla scuola di giapponese che mi è stata consigliata da tanti (e che si trova proprio qui vicino). Insomma, mi tengo impegnata.
Quando riuscirò a filtrare un po' tutta questa massa di novità che mi sta mandando in overflow, sarete i primi a saperlo.
Benvenuti nella mia vita a Kyoto.