mercoledì 23 gennaio 2013

Del sistema sanitario olandese

Posso dire di aver maturato una certa esperienza, non solo a causa della cocciutaggine del mio ginocchio, ma anche in passato, per l'infiammazione alla mano che mi fece spuntare un'oliva dentro al gomito (e che mi catapultò a tempo di record dall'ecografista). Direi però che la situazione corrente mi abbia reso più consapevole di come funzionino le cose qui, se ancora non l'avessi intuito.

Venerdì 11 mi strappo - o almeno così credo - il ginocchio. Vado immediatamente da un medico, vedo un fisioterapista (che mi applica un taping, ma che ci capisce poco), ma, ahimè, non sono i "miei". Il lunedì successivo vado dal "mio" medico, che mi condisce via, dicendo di stare a riposo per una settimana.
Venerdì 18, dopo una settimana passata sul divano, torno dal medico, che finalmente mi prescrive fisioterapia. Chiamo immediatamente il Bravo Fisioterapista, che mi dà appuntamento per martedì 22.
Fino a questo momento, dunque, più che starmene a gamba all'aria con il ghiaccio, non ho fatto niente.
Il Bravo Fisioterapista capisce tutto, mi spiega tutto e finalmente dice che ci vorrebbe una radiografia da comparare con quella fatta a 12 anni (solo io conservo radiografie fatte a 12 anni e so anche dove). Mi dice inoltre di usare degli antiinfiammatori - parla di diclofenac (e io lo guardo con aria di compatimento... notoriamente le pomatine non servono a un tubo - lui capisce al volo e ) parla di naprossene per via orale.
Mi dice che il giorno dopo (oggi) parlerà con il medico per raccontargli tutto ciò.

Stamattina alle 11 e un quarto vado dal mio medico, senza alcun appuntamento. Mi fa entrare, gli spiego un po' la cosa, lui prende il telefono e parla direttamente (in viva voce) con il Bravo Fisioterapista. Per fortuna dopo poco si mettono a parlare tutti e due in Olandese (in Inglese non si sa mai se si capiscono davvero) e così io posso capire che tutto sommato il mio dottore non aveva proprio capito il problema (anche se dopo mi dirà che erano perfettamente allineati nella diagnosi.... si sa, la fiducia nel proprio medico è già un bel placebo).
Comunque sia, mi scrive una ricetta per il naprossene (io avevo già iniziato a prenderlo di mio, visto che è lo stesso principio attivo dell'Aleve o del Momendol) e una per la radiografia.
Passo da casa (anche perchè di strada), prendo la mia tessera di paziente del Diakonessenhuis (più che una clinica, un  hotel di lusso), e pian pianino vado in ospedale (vantaggi di una casa strategicamente piazzata).
Chiedo alla reception, mi mandano in radiologia, mi registro all'accettazione, mi siedo meno di cinque minuti in sala d'aspetto, la radiologa mi chiama. In dieci minuti ho fatto tutto, nemmeno mi hanno fatto spogliare. Il medico avrà il risultato DOMANI.
Uscendo, mi sono fermata nella farmacia dentro all'ospedale: venuto il mio turmo (si piglia il bigliettino), la farmacista mi registra come cliente (succede tutte le volte che vado in una nuova farmacia con una ricetta) e mi dà le 30 pillole di naprossene prescritte. Costo zero (io ero già convinta di doverle pagare, perchè in fondo sono farmaci da banco).
Torno a casa e mi rimetto sul sofà.
Costo dell'operazione: euro zero. Tempi di attesa (per radiografia e farmaci): nulli. (non dimentichiamo comunque che io pago fior di quattrini tutti i mesi di assicurazione sanitaria!)

Purtroppo, come ho detto al Bravo Fisioterapista (e lui mi ha confermato), i protocolli per essere ammessi agli accertamenti e agli specialisti sono a dir poco primitivi: ti stracci qualcosa? prima riposo, poi fisioterapia, poi forse ti mandano da un ortopedico, ma prima devi essere sopravvissuto.

La spesa medica si controlla sicuramente meglio, ma, ripeto, c'è un motivo se in Italia si campa più a lungo. Un pap test di massa ogni cinque anni non si qualifica esattamente come una forma seria di prevenzione del cancro della cervice... per fortuna ci rimangono sempre le mezze maratone e i tulipani rosa per sostenere la lotta al cancro del seno.




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