mercoledì 25 gennaio 2012

Tornando da Dubai...

Ancora in aereo, con il solito rumore bianco che mi avvolge affettuoso e la pressione che mi tappa le orecchie. Ho due posti tutti per me, la signora saudita che mi era seduta acconto si è trasferita in una fila di sedili liberi più in là.

British Airways - World Traveller Plus

Il mio viaggio di compleanno sta per concludersi, ma devo ammettere che poche volte ho portato a casa così tanto materiale per riflettere – e per scrivere. Non intendo solo come cronaca della mia permanenza costà, ma anche come illuminazione su una società che non conoscevo e, inevitabilmente, come epifania personale.

Prima di tutto, il punto di partenza: la mia idea era di passare quattro giorni esplorando più o meno in solitudine un luogo alieno. Sentirmi estranea, in quel modo che mi piace, muovermi con gli occhi spalancati prendendo le cose per come le avrei viste, senza crucciarmi più di tanto di occupare le giornate all'inverosimile. Pensavo di passare tempo in piscina, di salire in cima a qualche edificio estremo, di leggere, di scrivere. E invece no.

La prima sorpresa è stato Giuseppe, il quale gentilmente si era prestato a prenotarmi un hotel conveniente, in un paese abituato ai sette stelle. Credevo ci saremmo potuti vedere un paio di volte, in dipendenza dei suoi impegni di lavoro. Al contrario, Giuseppe ed Adriana sono stati un aiuto prezioso, una guida indispensabile e una piacevolissima presenza ed hanno completamente cambiato il ritmo della mia vacanza. Non saprei trovare le parole per ringraziarli.



Radisson Blue Downtown
Arrivata in aereoporto abbastanza presto sabato, è stato bello trovare il cartello con il mio nome e il solerte autista dell'hotel a raccogliermi. Alle 9 del mattino avevo già una bella stanza al Radisson Blue Downtown. Le temperature e il tempo atmosferico erano deludenti: dove era il caldo secco del deserto? Cielo tutt'altro che limpido e un vento freddo che non invitava certo a starsene a leggere a bordo piscina. Giuseppe è venuto a prendermi in hotel e mi ha portato subito a fare colazione: al Dubai Mall direttamente sotto al Burj Khalifa. Diciamo che ha giocato subito il carico da undici.



 
Il Burj Khalifa è una visione, più che un edificio di ottocento metri. Dicono che lo si veda da 60 miglia di distanza – non sorprendente, considerando che ampi lotti di deserto punteggiano ancora la periferia e che il paese non sembri molto meno piatto della mia Olanda. Ma quello che lo rende straordinario è la sostanza eterea di cui pare composto: di giorno, riflette il cielo e le nuvole e sembra trasparente: dalla distanza pare non avere massa, sembra un effetto speciale, come se uno smisurato rendering di uno studio di architetti visionari si fosse improvvisamente trasferito dallo schermo del computer alla realtà. E' nel mezzo della città, ma sembra non appartenervi, è un puro spirito, un ectoplasma di 150 piani.

Di notte, è illuminato appena, solo un blando lucore che sottolinea le forme, solo un coronamento delle diverse torri di cui è composto. Anche alla sera lo si percepisce, più che lo si vede. La sua altezza lo rende il primo, ma è la sua levità che lo rende unico. Da casa di Giuseppe ed Adriana (giustamente gli appartamenti si chiamano Burj Views) la vista è straordinaria, quasi ipnotica: basta che lo sguardo vada alla finestra e diventa impossibile staccare gli occhi: il Burj, un po' come la Medusa, ti immobilizza all'istante, ma invece che in pietra, ti trasforma in cristallo e acciaio ed aria.
Indimenticabile.

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