mercoledì 6 giugno 2012

Il testimone della mia vita

La cosa piu’ difficile dell’essere sola (o almeno del vivere da sola) e’ la mancanza di un testimone della mia vita. Non perche’ la mia vita abbia un valore tale da meritare un biografo o perche’ sia cosi’ significativa da dover essere tramandata. Cosa avverra’ quando non ci saro’ piu’ non mi interessa affatto, spero di non lasciare troppi capelli o troppe unghie spezzate in giro – non mi va di lasciare indietro il mio DNA – e di spendere l’ultimo euro nell’ultimo secondo della mia esistenza. Men che meno mi interessa lasciare il racconto della mia vita.

Allora a che serve un testimone? Serve a dare conto dei piccoli eventi, del minimo avanzare dei miei giorni. Senza un testimone che ti chieda come stai o cosa stai facendo o quale libro stai leggendo solo gli eventi maiuscoli assumono importanza – il fluire quotidiano della mia vita, per banale che possa essere, rimane uno spettacolo solo mio – perde sostanza o importanza, perche’ non mi rappresenta di fronte a nessuno a cui io tenga. Si’, sono io la prima spettatrice di me stessa, ma sono anche un pubblico che assiste ad una rappresentazione senza possibilita’ di vedere altro. Che capacita’ di critica potra’ mai avere, un pubblico prigioniero?

E cosi’ mi si domanda solo delle gesta sporadiche e clamorose, quelle che ho l’estro o il coraggio o la sfrontatezza di raccontare – adesso poi fra blog e facebook raccontare diventa facile, ma ancora una volta il pubblico e’ una indistinta massa passiva.

No, io cerco un testimone – qualcuno che desideri sapere, che accetti l’implicita noia dell’ascoltare e che sappia, nel garbuglio delle mie esternazioni, tirare il capo giusto e sciogliere la matassa dei miei pensieri. Ci vuole talento, anche per fare il testimone: capacita’ di ascolto e buona memoria e un po’ di amore per chi racconta. Ma non dispero un giorno di trovare qualcuno cosi’, che mi sappia seguire giorno dopo giorno, facendomi sentire che anche io esisto, con continuita’, perche’ ho qualcuno che si interessa di me. Chissa’, magari e’ la piu’ alta forma di amore a cui io possa mai aspirare – forse e’ solo un palliativo, per una solitudine invincibile.

Ma un testimone della mia vita mi manca, mi manca da morire. Ho da raccontargli i tramonti sulla mia citta’, il profumo dei tigli o la meraviglia dei fiori del mio giardino. Oppure lo splendore delle sere giapponesi o il colore delle nuvole nel cielo basso dell’Olanda. O ancora, il sapore dei miei piatti preferiti o le bizzarrie delle pietanze esotiche. Il piacere nel guardare una pallina volare sul green. O la soddisfazione di un allenamento di kendo ben riuscito. L’immensa gioia di rivedere amici lontani o il gusto che provo rileggendo un libro amato. O le mie mille speranze. Tutte cose minime, ma che vorrei dividere. Me ne nutro, sono cose deliziose, ma vorrei viverle con qualcuno. Dall’altra parte dello spettro, vorrei poter parlare delle mie paure abissali che mi sforzo di affrontare, delle innumerevoli sere passate a riflettere su cose tristi, dei pensieri irrisolvibili che mi inseguono quando mi sveglio troppo presto. Oppure del malinconico spegnersi della vita negli occhi di chi e’ invecchiato oltre la propria stessa eta’. O delle ondate di dolore che a volte percepisco intorno a me, da amici o colleghi o semplici conoscenti. E su tutto, della mia solitudine. Chissa’, forse sarebbe il modo per non essere piu’ sola – o forse solo un’illusione: chi ascolta non sempre partecipa, talvolta lo fa per mera cortesia, per ricambiare il favore, ma senza un vero genuino interesse. Un testimone, lo chiamo io, ma chissa’ cosa mi aspetto davvero. Un angelo, un fantasma – una creatura sovrannaturale. Esistera’?

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