lunedì 2 maggio 2011

Un giorno senza kendo?




Tutto secondo i piani: cambio, esami, Ryoanji. Poi un passaggino dall'hotel per un riposino prima di Lady Oscar. E lì il programma è saltato.
Intanto sono svenuta per quasi due ore: suonata la sveglia, il mio corpo si è rifiutato di obbedire. E per punizione, è partito l'Incubo.
Ci sono cose irrisolte che bruciano come la lava, che strisciano sottopelle come se scavassero cunicoli nella terra. E così, quando trovano una incrinatura, un punto di minor resistenza, ecco che ritrovano la luce. Un bel sogno pomeridiano, che può esserci di meglio, dopo una mattina passata per giardini Zen e non? E invece l'inconscio propone i suoi giuochi di ruolo, e porca miseria, se riesce a farmi incavolare. Niente che non sapessi già anche a livello conscio, ma sotto forma di accesa conversazione con il diretto interessato, alcune cose fanno davvero irritare. Non dico che mi sono svegliata per non piangere di rabbia, ma certo vicino ci sono andata.
E così mi sono calciata fuori per le strade di Kyoto, fra le luci di Gion, fra negozi che vendono carinerie alle quali è difficile resistere, solcando cortine di fumo di griglia, nuotando con la corrente umana che passa davanti alle vetrine. Kyoto non pare certo diversa dall'anno scorso, anche se certo una ricaduta pesante sul turismo estero ci deve essere stata.


Stamattina mi sono persa ad osservare una pupa in minigonna a balze che mostrava le culottes scozzesi, con tacchi alti e scaldamuscoli al ginocchio di lana rosa, decorati di ponpon. Lunghi capelli neri, una grande borsa alla moda, ma decorata di fiori farfalline fronzoli. Caracollava sui tacchi a Shijo Karasuma, dove mi sono fermata a cambiare gli euro. Straordinaria. Sul bus al pomeriggio, una signora di mezza età con jeans beige decorati da fiori dipinti a msno - camicia di pizzo accollata, liseuse di pizzo di lana, guanti a mezza mano, pure quelli di pizzo. Tutta sui toni del rosa. Impagabile.
La moda femminile giapponese sembra non vada oltre le dodicenni, salvo poi conciare le signore come Carla Fracci alla prima della Scala.
Riflettevo sugli stereotipi dell'attrazione maschile: in Italia, le Veline. In Olanda, le giocatrici di hockey su prato. In Giappone, le studentesse in divisa.
Qualcuno azzarda un'analisi?

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