venerdì 11 ottobre 2013

Analfabeta

Non sarà certo la scuola che sto frequentando (e alla quale dedico anche un discreto tempo di studio) a tirarmi fuori dalla mia imbarazzante situazione di analfabeta.
Il Giapponese, per qualche perverso motivo, sembra essere totalmente diverso da come lo avevo studiato. Quello che credevo di sapere, non si dice più. Quello che non sapevo, continuo a non saperlo. Innanzi tutto, dalla bella linearità delle forme "piane", mi sono ritrovata catapultata in un mondo di particelle, aggiuntine, ammiccamenti, perifrasi e masticature assolutamente inesplicabili. Non solo il numero di parole necessario per esprimere un concetto o una richiesta si è moltiplicato per due o per tre, ma anche la logica delle strutture sintattiche si è fatta vieppiù nebulosa.
Ora, dopo sei anni di Olandese, i miei neuroni si sono certamente avviluppati in modi e maniere estranei alla struttura del Giapponese, ma accidenti, qui è proprio il deserto. Sto virtualmente ricominciando quasi da zero, con l'aggravante di essere in una classe intermedia, che dà per scontato che io sappia quei 250-260 caratteri di base e abbia un vocabolario ben più esteso.

Detto ciò, sono tornata al Municipio di Kamigyo per cambiare la residenza, come prescritto dalle regole. Visto che almeno rimarrò a Ichijo-IVY fino al 22 novembre (ma io conto anche oltre, almeno finchè non tornerò per Natale), ho voluto fare la variazione anche sulla mia resident card, per non saper di storie.
Visto che l'azienda è chiusa per la gita aziendale (tutti ad Okinawa, tranne noi in prova), ieri sono andata a fare un po' di burocrazia. La prima volta me la ero cavata bene, con una impiegata molto carina che aveva fatto di tutto per farsi capire. Questa volta, mi son detta, sarà anche più semplice. Errore. L'impiegata di questa volta intanto aveva la mascherina dei monatti, e già questo non faceva di lei un'icona sorridente di sicuro. Ma, germi a parte, la fanciulla in questione senza tanti se e tanti ma, mi allunga il formulario, mi spiega cosa devo scrivere e mi spedisce via.
Sudori freddi, Devo ricopiare l'indirizzo vecchio e quello nuovo (che mi sono fatta provvidamente scrivere dal padrone di casa), approssimando la scrittura corsiva che l'impiegata precedente - e il padrone di casa - hanno impiegato. Con pazienza certosina, cerco di scrivere qualcosa di non troppo distorto. Davvero, sudo freddo.
Bene o male, restituisco tutto all'impiegata. No, l'indirizzo non va ancora bene. Devo mostrarle dove abito sulla mappa, perchè lei possa estrapolare un altro pezzo di indirizzo. Mi verrebbe da ridere, perchè la cosa non ha proprio senso, per noi Europei, ma in Giappone va così (e a Kyoto va già meglio del resto del Giappone). Per fortuna, il pezzettino che manca è presto trovato (sembra che possano esserci due alternative, a seconda del lato che si percorre per arrivare a casa mia (???), ne scelgo una e va bene così) e la monatta scrive. Pfiuuu. Non mi ha detto nulla delle mie zampe di gallina.
Ho ricopiato senza avere una pallida idea nemmeno del suono di quello che ho ricopiato. Gli analfabeti del Maestro Manzi avevano di gran lunga più competenza di me. Però sembra che ce l'abbia fatta. La monatta passa il tutto a un collega che deve riportare  il tutto in scrittura minutissima sul retro della mia resident card.
Proprio quando pensavo di averla sfangata, ecco che mi richiama al banco. Oddio.
La gambetta della Y di IVY (l'unica parte dell'indirizzo scritta in caratteri latini, è il nome della weekly mansion) è leggermente diagonale. L'impiegata vuole sapere se è giusta dritta o se è come l'ho scritta io. Reprimo una risatina sarcastica - mai fare gli spiritosi con i pubblici ufficiali.
Quella giusta è quella dritta, le dico. Lei annuisce, soddisfatta. Mi ha beccato in castagna - proprio quando pensavo di averla scampata.
La dura vita dell'analfabeta. 

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