giovedì 3 novembre 2011

Venerdì senza aereoporto

Solo perchè parto di domenica, come succede per i miei viaggi di lavoro, ho davanti a me un venerdì e un sabato senza fretta. Vedrò amici qui ad Utrecht, chiuderò le valige, farò un bucato almeno, se non piove andrò a giocare a golf o magari poterò le piante del giardino. Mi sembra di avere a disposizione un sacco di tempo - e molto lo sprecherò seduta davanti al mio laptop. Un conto è: perchè devo lavorare, anche se seduta sul sofà, ma poi so che chattare con gli amici è una parte importante della mia vita emotiva e finisce sempre per assorbirmi fin troppo e fino a troppo tardi la sera.
Tornare in Sudamerica... non vedrò posti nuovi, ma mi piace acquisire familiarità con quelli già visitati, come se scivolassi in un solco già tracciato. Ho scritto tante volte che mi piace sentirmi estranea, ma in fondo aspiro al giorno in cui il concierge di un hotel di Santiago o di Sao Paulo mi riconoscerà prima ancora di vedere il mio passaporto e mi augurerà con il suo migliore (finto) sorriso: Welcome back, Miss Castelli !
Nulla a che fare con un vero senso di benvenuto, non sono così naif, mi piace l'idea che così il cameriere saprà già cosa mi piace avere a colazione, come succedeva nei dolci giorni del Jolly Hotel a Trieste - rimasto indimenticato per tanti motivi, ma in primis perchè la cameriera si ricordava del mio caffè americano con il latte freddo a parte, senza bisogno di doverlo ricordare ogni volta...

In questi giorni sto recuperando quei piccoli momenti di stolida felicità che la vita qui mi riesce a dare. Sono dei flash, magari è il sole che arriva obliquo sui tetti di Zonstraat o il pyrocanthus ricoperto di bacche rosse e arancio alla fermata dell'autobus o il citroen (si legge sitrun e vuol dire limone!) cake al supermercato... sono dettagli, lo so, ma riescono a controbilanciare gli abissi del mio cattivo umore, che spesso non sono così momentanei. Mi piacerebbe sapere perchè la felicità è così fragile, mentre l'umor nero è così pervicace.
Questo mi ricorda uno dei ragionamenti del mio adorato Dr. Rotella: perchè una sequenza fortunata di buche è sempre destinata a interrompersi, mentre una buca giocata male all'inizio del round deve essere presagio certo di altri bogey a venire? Cosa mai c'è di razionale nel pensare che ciò che ci va bene duri poco e ciò che ci va male debba permanere? Come dice Rotella, il vero campione pensa sempre in positivo: un tiro sbagliato è solo un tiro sbagliato, e sotto con il prossimo, che si può ancora fare par. Accidenti, mi manca Amelisweerd...

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