sabato 5 luglio 2014

Il senso dei Giapponesi per le file

No, non mi riferisco al fatto che i Giapponesi si mettono in fila per qualunque cosa, perchè ci sono altri popoli che lo fanno. Rimasi scioccata a Londra, all'epoca dei miei diciotto anni, perchè effettivamente gli Inglesi facevano quello che avevo letto sui libri di testo. Fanno la fila gli Olandesi, anche per prendere il gelato del mio amico Roberto Lekkerijs - e questa cosa mi offendo profondamente, perchè saper ordinare il gelato al bancone - SENZA FARE LA FILA, ma affollandosi in apparente caos - è un'arte che si impara, come quella di leccare il cono senza sporcarsi. Un'arte che gli Italiani apprendono da bambini e che fa un tutt'uno con la suprema padronanza della tecnologia della Carpigiani.

Le file a cui mi riferisco, sono quelle che faccio in palestra, quando vado a fare allenamento con i diversi gruppi che mi ospitano qui a Kyoto. Il Kendo si fa in due, come il tango, quindi è necessario mettersi a coppie, in lunghe file lungo la palestra.
Orbene, l'arte di allinearsi i Giapponesi la imparano da bambini, a scuola in primo luogo. Tutti sanno a che punto stanno della fila e hanno la buona grazia di verificare distanza e corretta disposizione tutte le volte: se ci si allinea su più ordini, chi sta dietro si mette esattamente alle spalle di chi sta davanti e tutto risulta più bello e ordinato.
Questo talento lo avevo già osservato molte volte e ho sempre ripetuto ai miei allievi in Europa, che regolarmente si disponevano a serpentone anche quando erano in tre, che avrebbero dovuto prendere esempio. Tuttavia, gli Europei sembrano non  dare così tanta importanza alla cosa, e questo mi snerva, ma non tanto quanto quello che sanno fare i Giapponesi con me.
C'è da mettersi a coppie? se siamo dispari, io sono sempre quella che rimane da sola. Non importa quanto io sia preparata al fenomeno (una volta potevo avere la scusa di non capire le istruzioni o di reagire troppo lentamente), nemmeno conta che io non sia più esattamente una estranea e che la maggior parte dei praticanti mi abbiano visto in più di una occasione negli ultimi dieci mesi. Se c'è da mettersi a due ad due, i Giapponesi in un baleno si sistemano fra di loro e io sono la dispari.
Un'altro talento - e davvero mi sono messa a ridere, certe volte - è quello in base al quale non importa quanto sicura io sia di essere nel posto giusto - ad esempio, perfettamente allineata con la persona davanti a me - qualcuno riuscirà con un solo passo a mettermi completamente fuori posto, come se tutti, con una sola mente, seguissero un disegno predefinito per farmi sempre essere la dispari del momento. Un po' come le barzellette in cui il capitano cerca un volontario e tutta la compagnia fa un passo indietro lasciando il malcapitato di turno nel mezzo del guado.
Questo fenomeno ormai si ripete con tale regolarità che quasi quasi mi meraviglio se non accade e se riesco a mantenere la mia incospicuità in mezzo al gruppo. Io la prendo in ridere, è un'altra delle idosincrasie di questo popolo, ma sono abbastanza certa che qualche gaijin possa avere reazioni avverse, alla lunga...

Concludo con una nota editoriale. Grande libro, che consiglio a tutti coloro che bazzicano il Giappone: KATA: the key to understanding & dealing with the Japanese ! Il sottotitolo è piuttosto enfatico e verboso, ma è la prima volta che compro un libro non per quello che mi insegna, ma perchè ci ritrovo già tutto quello che ho imparato.


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