domenica 9 febbraio 2014

Kangeiko

Sono stata all'Università OUHS a Kumatori a fare una cosa che si chiama Kangeiko - l'allenamento d'inverno. Dovrebbe essere una pratica che dura una o due settimane senza interruzione, ma visti i miei impegni di lavoro, ho potuto partecipare solo nel fine settimana. Era da un po' che non incontravo i maestri Sakudo e Kanzaki che insegnano costà, ci conosciamo da almeno 20 anni e negli anni scorsi ho sempre trascorso qualche giorno, se non una intera settimana, a praticare presso l'Università - sempre a primavera.
Il Kangeiko serve a temprare lo spirito, dicono, Lo fanno anche i bambini delle elementari, dico io. Ora che sono qui, andiamolo a fare, mi sono detta.
Ci sono poche cose che io detesti quanto il freddo. Il Kangeiko è il trionfo del freddo. Sabato nevicava, alle 4,45, quando sono uscita dalla Seminar House, già vestita per la pratica (in bianco) ed indossando qualunque possibile capo di biancheria termica immaginabile. Il fatto che nevicasse era molto positivo: significava infatti che: 1) si era almeno intorno agli zero gradi 2)le finestre della palestra sarebbero state tenute chiuse.
Si entra tutti nella palestra grande (tre campi da basket affiancati, con un soffitto altissimo), dopo essersi arrampicati per le scale scivolose di ghiaccio, si lasciano le scarpe all'ingresso e si ammira il colpo d'occhio: le mamme sedute ai lati, con i plaid sulle ginocchia e intabarrate come se fossero a Cortina, i bimbi a piedi nudi che si allineano per la corsa. Un serpentone di studenti, quattro a quattro, lungo quanto metà del perimetro. Il freddo è brutale. gli indumenti tecnici salvano la vita, ma i piedi sono nudi sul parquet gelido. Cominceranno a fare male fra poco, poi diventeranno insensibili, eventualmente sanguinolenti con il passare dei minuti. Si corre e si urla, a ritmo, non è una corsa veloce, ma è tutto quello che si ha per scaldarsi. Venti minuti, poi riscaldamento (?) a corpo libero, poi esercizi con le shinai, poi via a mettersi il Men sulla testa e si comincia. 40 + 40 minuti di ritmo indiavolato. Che si stia dal lato degli anziani o da quello degli studenti, poca differenza fa. Se ci si ferma, si gela. Si continua in un crescendo. Dietro alle mie spalle, gli allievi che hanno già lasciato l'Università  (gli Old Boys) sono già nella fase in cui pestano a terra gli studenti più giovani. Io queste cose non le faccio, perchè non mi pare il caso, ma certo bisogna fare di tutto per far tirare fuori la lingua agli studenti. A volte si presentano bambini piccolissimi. Sembra di fare allenamento con Ciccio Bello Kendoka. Fanno morire dal ridere, ma anche di tenerezza. Poi stuccano pacche indicibili sul tuo polso ormai illividito e la tenerezza sfuma un po'.
Dopo i 40 + 40 di esercizi vari, ci sono ancora 40 minuti di combattimento libero. Se si aspetta un maestro in fila, si muore. Allora si può restare dalla parte degli anziani e far passare uno studente dopo l'altro. Avendo fatto questa pratica due volte, dalle 5,15 alle 7,45, sabato e domenica, ho potuto sperimentare entrambe le opzioni. Preferisco stare dal lato degli studenti, anche se implica a volte attese un po' troppo lunghe per le circostanze.



Ovviamente, mentre si fa tutto ciò e lentamente il giorno avanza dietro ai finestroni disgraziatamente aperti della palestra, ci si domanda MA PERCHE' SONO QUI? e soprattutto, PERCHE' CONTINUO? Quando ci si ferma per il saluto finale e tutti in fila si fanno le nuvolette con il fiato, ci si rende conto di aver fatto una cosa al di là di ogni umana forma di buon senso.

Il primo giorno, mentre eravamo allineati pronti per partire con la corsa, guardavo il serpentone blu degli studenti davanti a me. Hanno cominciato a correre, scandendo con le grida il ritmo. Un freddo inimmaginabile. Mentre li guardavo, la prima cosa che mi è venuta in mente è stata: "Ma come hanno fatto a perdere la guerra?". Poi subito dopo, il flash: ad un tratto ho capito perchè alcuni strateghi americani poco portati per gli approfondimenti culturali abbiano deciso di appiattire Hiroshima e Nagasaki. Senza un'atomica, i Giapponesi non si sarebbero fermati mai.
Che gente.

1 commento:

LadyJack ha detto...

Ho molto apprezzato questo inno al puro masochismo... se non altro, l'ho trovato in linea con i miei attuali sentimenti verso la vita in generale.
A presto... e non schiattare!!!