mercoledì 12 ottobre 2011

The Inner Game of Golf


Ooops! Dopo due libri che hanno davvero acceso il mio interesse per il golf, un piccolo infortunio... Non un brutto libro, per carità, ma il fatto di aver già Bob Rotella e il suo sano buon senso nel mio cuore certo non mi ha aiutato ad abbracciare appassionatamente Tim Gallwey e il suo The Inner Game of Golf. Ma non voglio fare scontare al buon Tim il cattivo tempismo (mai capitato di arrivare secondi nella vita di qualcuno e pensare, accidenti, se solo mi fossi data una mossa prima...?), quindi mi atterrò ai fatti.
Quello che non mi suona del libro è in primo luogo il fatto che Gallway vuole PROVARE la sua teoria sull'Inner Game anche sul golf, dopo averla concepita per il tennis. OK, ci può stare. L'Autore addirittura si propone come cavia e cerca di ridurre il suo punteggio seguendo i dettami della sua stessa dottrina. Alcuni spunti mi sono piaciuti - anzi mi ci sono riconosciuta (l'eterno chiacchiericcio fra Self 1 e Self 2 è una cosa che mi appartiene alla grande, anzi, dopo aver letto ho cercato persino di zittire un po' Self 1 e vedere se Self 2 riusciva a dare il meglio di sé), ma poi si avverte la forzatura del metodo passato da un gioco all'altro. Va detto che lo stesso Autore ne fa un argomento di discussione e ammette che il golf è più difficile del tennis, in termini di "prendere" la pallina, ma diciamocelo, in termini di tipo di pressione psicologica, siamo proprio su pianeti diversi: il rapporto con l'avversario, lo scambio del tennis vs. il colpo singolo del golf, la pallina in movimento vs. la pallina immobile - sono cose diverse, suvvia!
Il libro procede un po' annacquandosi e probabilmente se fosse stato la metà in termini di pagine, forse sarebbe anche potuto suonare più convincente, ma, ahimè, così non è avvenuto e The Inner Game of Golf comincia a divagare dall'obiettivo originario e ad includere storie e storielle che non portano grande acqua al mulino della teoria. A volte sembra che dal saper giocare dipenda la salute mentale di qualcuno, la pagina dopo si dice "in fondo è solo un gioco"... insomma, prendiamo una posizione e su quella cerchiamo di costruire, no?
Inevitabile a questo punto, ritornare a tessere le lodi di Golf is not a game of perfect, proprio perchè Rotella vola basso, dice cose sensate in tutta umiltà, ti infligge un sacco di pagine in meno, ma ti lascia con qualche messaggio concreto in più. Eh, beh, notoriamente io sono come l'edera, dove m'attacco muoio - sarà difficile che qualche altro guru possa fare breccia allo stesso modo!

Nessun commento: