venerdì 4 dicembre 2009

Il suono delle eliche


Ieri sera sono riuscita a realizzare un desiderio - uno piccolo, in un periodo in cui ne ho parecchi e piuttosto cospicui: d'altra parte bisogna fare piccoli passi ed esserne contenti. Ieri sera sono stata felice come una bambina.
Tante volte ho sentito dire che molta opposizione verso le pale eoliche (che io trovo bellissime, oltre che utili) è dovuta al fatto che sono rumorose. In tutto questo tempo passato in Olanda di pale ne ho viste tante, ma non sono mai riuscita ad arrivare sufficientemente vicina per apprezzare il vero suono di una elica in pieno movimento. Ho sentito il rumore di un mulino a vento, ma certamente non si trattava della stessa cosa, per quanto fossi rimasta impressionata dalla velocità delle vele.
Ieri sera, in una scappata serale con Elena, siamo arrivate fino al Maasvlakte. Lei lavora lì vicino ed effettivamente lo spettacolo serale è straordinario: il porto, le raffinerie, i centri di stoccaggio dei containers offrono architetture di luce straordinarie: paesaggi stranamente alieni, perchè non ricordano città illuminate, ma piuttosto astronavi pronte a decollare o basi spaziali: Utopia Planitia non dovrà sembrare molto diversa... Mi rendo conto che tutto questo rientra un po' nel mio strano senso estetico da ingegnere, ma come al solito ho sentito il desiderio di fare parte di questo strano mondo notturno, fatto di fiammate bluastre, luci intermittenti, gru alte come cattedrali e navi smisurate cariche di blocchetti del Lego (almeno così sembrano in distanza...). Ho sbagliato specializzazione, evidentemente.
Elena mi ha fatto poi un regalo ancora più grande: mi ha portato con l'auto fin sotto uno schieramento di eliche, allineate lungo un argine: alla destra le luci del porto, a sinistra il nero del mare, le luci delle navi alla fonda, qualche occasionale luce di faro. Stando seduta in auto (il tempo non era particolarmente clemente), ho abbassato il finestrino e ho guardato in alto, verso la cima. L'elica girava veloce, era quasi un'ombra nel buio della notte. Ma il suono! le pale fendevano l'aria con una vibrazione quasi soprannaturale, un battito regolare, ma anche un sibilo, un soffio, un ronzio. Non sono riuscita a trovare le parole per descriverlo: era affascinante, avrei potuto stare ad ascoltare per ore, come se fosse un richiamo o un segnale - emanava un senso di potenza, quasi spaventoso, ma forse per questo incredibilmente attraente. Il canto di una sirena meccanica?

1 commento:

piccola samurai ha detto...

Io non sono un ingegnere ma trovo le pale eoliche di una bellezza quasi commovente e quel suono, quel fendere inesorabilmente l'aria è come un metronomo, perfetto.