sabato 19 dicembre 2009

Considerazioni sull’Olandese – la lingua


Ci penso da un po’, visto che dedico tanto tempo a studiare questo idioma di nicchia. Una gran fatica, anche se virtualmente riesco a leggere tutto (specialmente se conosco l’argomento) e so scrivere tutto quello che so dire. Peccato che la comprensione verbale sia così complicata e che il vocabolario che uso è molto più ridotto di quello che capisco (accidenti, se riuscissi ad esprimermi allo stesso livello di quello che riesco a capire leggendo, avrei già risolto un sacco di problemi).
Gli Olandesi parlano mangiandosi le parole, hanno forti variazioni di accento, il linguaggio quotidiano è pieno di allusioni, elisioni, crasi, ellissi e chi più ne ha più ne metta. Ma in fondo tutto questo è vero per qualunque lingua – era un ostacolo per il mio inglese trent’anni fa, quando i miei neuroni erano più freschi e le sinapsi meno arrovellate. Se non fosse poi che il mio tedesco ha deciso di riemergere dispettoso ad ogni piè sospinto… ieri in pasticceria non sono riuscita a trovare di meglio di un suessigheiten per farmi capire – e la parola che mi mancava era zoetigheden: questo mi fa arrabbiare, perché forse in vita mia non ho mai usato la parola suessigheiten parlando in tedesco e comunque, nel momento in cui è emersa avrei potuto senza fatica traslitterarla nell’equivalente olandese: ma no, la pigrizia mentale ha prevalso.
Non sapevo di sapere così tante parole tedesche – probabilmente sono tutte lì, dormienti, in attesa di essere evocate, come lombrichi in letargo (i lombrichi si affastellano e dormono sottoterra – è un’immagine che mi è rimasta in testa dalle elementari). Non appena si apre uno spiraglio, perché la parola olandese tarda a riempire lo spazio vuoto, pop!, la parola tedesca salta fuori automaticamente, a tradimento, direi. Snervante! Ieri ho detto kaffee invece di koffie senza nemmeno accorgermi – e si tratta una delle parole più olandesi che ci siano!
L’Olandese non ha la lucente precisione metallica del Tedesco, sia nel suono, sia nelle espressioni – mezze consonanti, mezze vocali, ben diverse dai suoni precisi dell’Hochdeutsch. Non voglio scatenare polemiche, ma l’Olandese sembra una forma “consumata”, “usurata” di Tedesco – ma sicuramente l’evoluzione della lingua non sarà stata certo questa… d’altro canto gli Olandesi sono più espressivi dei Tedeschi – provate a sentire una trasmissione radiofonica, lo stato d’animo traspare molto più facilmente dall’espressione, dal tono, dal ritmo del parlante olandese, che non dal modo di esprimersi del parlante tedesco. Sicuramente ci passa in mezzo un bel po’ di differenza culturale, ma in fondo queste sono chiacchiere in libertà, mica un trattato di sociolinguistica, e quindi posso permettermi un po’ di considerazioni superficiali.
Chissà se tutta questa fatica (che avrei potuto fare piuttosto per il Neogreco, che però mi rifiuto di approcciare per dispetto: cosa hanno fatto al Greco del mio ginnasio?) mi porterà fortuna e riuscirò a rimanere qui?

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