sabato 26 aprile 2014

Andare, tornare

Ormai sono tornata da più di una settimana dal mio tour europeo. Mi sono guidata Olanda, Germania, Svizzera, Italia, Francia e Belgio in lungo e in largo ed ho assistito alla storica doppia vittoria delle squadre italiane agli Europei di Clermont Ferrand. Ho usato 8 dei miei 10 giorni annuali di vacanza ed ho lavorato in trasferta. Ho ritrovato le mie case, il mio giardino, i miei amici, la mia famiglia.

Tornare è stato particolarmente difficile. Non tanto perchè non volessi tornare alle cose che sto facendo a Kyoto, che sono divertenti in prevalenza, ma perchè non volevo lasciare di nuovo l'Europa, dove conosco tanti e dove c'è tanto che amo, che sia mangiare il salame di Felino o passeggiare sotto la Tour Eiffel, o pranzare nel mio giardino olandese con la simpatica vicina, o poter abbracciare la mia mamma.

Quello che molti non realizzano, quando commentano con più o meno celata invidia il fatto che sono sempre in viaggio, è il dolore straziante del partire. Avere nostalgia sempre di qualche altro posto, dovunque ci si trovi, è una condanna terribile, perchè è un rumore di sottofondo che non ti lascia mai.
Gli anglosassoni chiamano la nostalgia diversamente dai latini: homesickness o heimweh. Io credo che queste parole esprimano meglio cosa è la nostalgia: una malattia, un dolore. Non esiste una cura, perchè una volta che un luogo ti entra negli occhi, nelle orecchie, nel naso, non lo puoi cancellare più. Si passa la soglia del dolore con una rapidità sconcertante.

Di quanto posti sento la nostalgia? non mi metto nemmeno a fare la lista. A volte ci ho abitato, a volte ci ho lavorato, a volte li ho visitati in vacanza o per il Kendo. A volte sono stati i paesaggi a entrarmi dentro, a volte le persone che ho incontrato. Oppure la luce.
Quando poi parliamo degli spazi fisici in cui ho condotto la mia vita per anni, come si fa a non capire quanto mi manchino? Le stanze dove sono tornata la sera dopo il lavoro, dove ho cucinato per gli amici, dove ho raccolto i miei libri... le finestre da cui ho visto susseguirsi le ore, le stagioni, gli anni...

E' ovvio che bisogna guardare avanti - concentrarsi sul presente - ma ci sono momenti in cui il dolore da ingoiare è tale che mi domando se un giorno non esploderò come un palloncino. Ma no, non si muore d'amor perduto, nemmeno si muore di nostalgia. E avanti così, confezionando il prossimo crepacuore.

7 commenti:

Elena ha detto...

Questo post mi ha commossa, per quanto è vero. Di certo mi sento fortunata per avere avuto la possibilità di vivere a Kyoto, e la prospettiva di tornarci presto mi elettrizza, ma ormai ho questa paura degli addii, di quel dolore lancinante mentre si sale sull'aereo, perché si può tornare in un luogo ma non si torna mai esattamente alla stessa vita, alle stesse situazioni. Non farei cambio con un altro tipo di vita, ma la homesickness, quando di case se ne hanno così tante, è un sentimento dal quale non esiste scampo.
Grazie per aver messo in parole queste sensazioni, e ti auguro che oltre la nostalgia la tua vita presente ti doni tante esperienze felici, perché nonostante possano poi diventare dolorosi, creare ricordi e legami è sempre una delle cose più belle di tutte.

LadyJack ha detto...

A proposito di nostalgia: qualche giorno fa ho ritrovato una vecchia ricetta che mi avevi dato a Legnano (ovvero, almeno due secoli fa...). Credo fosse la ricetta di uno dei dolci di Judith, perché è intitolata "Torta inglese".
Insomma, l'ho fatta, ed è buonissima.

P.S. la prox volta che cali in Italia, se fai sapere con un pizzico di anticipo, magari riusciamo addirittura a vederci...

Donatella ha detto...

Ehi Ba, quale torta era? Frutta secca, caffè, limone? qualunque delle tre fosse, ESIGO che tu la rifaccia per me! così abbiamo una bella scusa per rivederci ! Pic Nic ai Giardini Margherita!



Donatella ha detto...

Cara Automaticjoy, penso che dovremmo incontrarci, prima o poi... quello che hai scritto su San Luca - quanto è vero! La nostalgia forse è una malattia che si combatte cercando i propri concittadini - ohè, adesso che ci penso, forse ho appena fatto una clamorosa scoperta antropologica sulle origini di tutte le Little Italy o Chinatown nel mondo... :-) mi piacerebbe scambiare qualche idea con te, se sarai presto a Kyoto io ci rimango fino a settembre, almeno!

LadyJack ha detto...

La torta in questione è quella con prugne secche, uvetta e spezie assortite, una specie di plumcake.
Ma anche le altre mi incuriosiscono...
Quando ci vediamo, sgancia le rispettive ricette!!!

Elena ha detto...

Ciao Donatella, scusa il ritardo ma ho visto solo ora che avevi risposto.
Se tutto va bene da luglio dovrei essere di nuovo a Kyoto, mi farebbe piacere incontrarti e fare una chiacchierata con te, è proprio vero che quando si è lontani da casa la voglia di cercare i connazionali si fa pressante a volte!
A presto,
Elena

Donatella ha detto...

Allora a luglio, sicuramente!!!