Sono partita da Utrecht con la borsetta da girlie girl, un trolley semivuoto e lo zainetto del laptop. Sono tornata con il trolley in modalità espansa, con un borsone pesantissimo a tracolla, con una borsetta megacapiente e con due putter avvolti per protezione in diversi strati di biancheria per la casa (la KLM sarà la linea areea dei golfisti, ma preferisco stare sul sicuro). Ho cercato di portarmi in Olanda abiti ed oggetti che ero stanca di lasciare in Italia - ad aspettare cosa? ad aspettare chi? Il tempo è ORA, per quando sto tenendo da conto la mia sciarpa del Devon o il mio maglione delle Isole Aran?
Ma il carico più pesante non lo portavo in spalla, bensì nella testa. Nei due giorni passati a Milano/Legnano sono accadute un paio di cose che hanno messo in moto le mie meningi in direzioni inaspettate.
Il primo evento è stata la chiacchierata con Lidia, che ha la capacità di farmi da specchio in un modo straordinario - lei parla, nel suo modo pacato e dolce, ed io riesco finalmente a vedere dentro di me anche quello che non desidero conoscere: ma lei me lo materializza davanti, ne devo prendere atto - forse semplicemente accettarlo, o magari provare a lavorarci su. Nel 2012, grazie a lei, proverò ancora ad affrontare il mio lato oscuro, qualcosa ne verrà fuori di sicuro.
Il secondo evento è stato riprendere in mano il mio diario-non-diario scritto fra il 1976 e il 1986. L'ho sempre conservato, ma mai ho avuto la voglia di rileggerlo. E' stata una sorpresa. Non necessariamente tutta piacevole.
Fa un certo effetto accorgersi che fra i 13 e i 16 anni qualcosa è avvenuto: persino la calligrafia cambia, non parliamo poi del modo di articolare i pensieri, di selezionare gli argomenti... dalla Formula Uno alla filosofia, dai racconti di fantascienza all'introspezione...
Ma ancora più sconcertante è accorgersi che a quell'età già ero scissa in due come oggi, soffrivo di una tremenda solitudine, mi entusiasmavo per persone o argomenti che mi riempivano la vita per periodi di solito molto lunghi e rimbalzavo da momenti di grande ottimismo a picchi di disperazione nera. Ehi, cosa c'è di nuovo, dunque? Beh, la cosa nuova è essersene accorta... che cosa vuoi che siano stati, trent'anni e più di mezzo? Di sicuro è una bella prova che quello che si è a 15 anni, lo si rimane... poi magari sopra si aggiungono un paio di lauree, venti anni di lavoro, trenta anni di sport, una serie di relazioni più o meno significative, un lutto devastante e si lascia fare al caso. Voilà, la Donatella è servita.
E il 2012? Iniziare un anno è sempre un momento magico, almeno per me. Sentivo di avere davanti un anno speciale, alla fine del 2010, ma purtroppo nel 2011 ho pasticciato. Ho creduto di fare bene nel cambiare alcune procedure consolidate, spinta da un immotivato ottimismo. Ho sbagliato e tutto sommato ho pagato per un anno intero. Nel 2012 voglio fare meglio, possibilmente iniziando con il fare una cosa per cui non ho gran talento, ma che magari posso ancora imparare: dimenticare e perdonarmi un po'.
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