venerdì 20 gennaio 2012
Jennie e Monique spose!
Il giorno è arrivato: non solo perchè dopo dieci anni di relazione Jennie e Monique si sono sposate, ma anche perchè ho vissuto il mio primo matrimonio olandese.
Diciamo che lo stile nazionale si riconosce anche in questi momenti formali, che finiscono per essere decisamente meno pomposi di quanto non siano in Italia.
La solerte impiegata del Comune ci racconta delle meraviglie architettoniche del ristrutturato edificio municipale. Monique ci dice quanto è orgogliosa di essere olandese e ci informa di quanti altri paesi al mondo ammettano il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Il patrigno di Monique e la nipote di Jennie hanno anche loro il discorsetto da fare - e purtroppo non tutte le battute divertenti sono alla portata del mio Olandese. L'impiegata fa la domanda, le spose rispondono "Sì", si firma, si saluta e si va a casa per il rinfresco. Tanti amici, vicini e parenti, alcuni dei quali si ricordano il mio nome - e devo confessare di non essere stata altrettanto brava con i loro. Le spose tagliano la torta e fanno un po' di chiacchiere con tutti. Al termine della giornata se ne vanno a Schiphol in treno e partono per la luna di miele a Madrid.
E' sempre ispirante vedere due persone felici insieme - per quanto Jennie e Monique mi sembrassero bene assortite anche senza sposarsi. Direi che si amino l'un l'altra e che si sentano amate, l'una dall'altra. Che cosa c'è di più importante?
A volte penso, mi capiterà un'altra volta nella vita di sentirmi amata? Non di credermi amata, che è una allucinazione potente, ma comunque fittizia, di cui sono stata vittima qualche volta (ma stiamo sempre parlando di un numero limitato di occorrenze).
Penso alla gente che si sposa e nella mia ingenuità penso ancora che sia IL grande passo, che viene dopo essersi incontrati, annusati, conosciuti, capiti, piaciuti, scelti, sperimentati, sopportati, sostenuti... ma che strada infinitamente lunga ed io non sono nemmeno al primo metro! Continuo a guardare verso l'orizzonte, seguendo con lo sguardo le curve e i saliscendi della via e mi dico, accipicchia, deve essere una bella faticata! Ma mi piacerebbe che qualcuno mi prendesse sottobraccio e così, chiacchierando del più o del meno, mi facesse incamminare. Magari passerebbe la paura - e di questi giorni, forse con tutti i discorsi su matrimoni e separazioni, davvero ne sento parecchia: paura di scegliere male, di non imparare dagli errori del passato, di farmi imbarbagliare dagli stessi lustrini e dagli stessi numeri da circo, di ripassare per le forche caudine del rifiuto immotivato ed improvviso. Altro che matrimonio!
Per fortuna domani parto per la mia vacanziella di compleanno. Terra straniera ed inesplorata, eccomi subito in combat mode: occhi sulla palla, concentrata sull'obiettivo e addio fantasmi!
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