lunedì 16 maggio 2011
Santiago
Quattro ore di volo in economy – eccoci in Cile. Il collo non ha preso bene il downgrade, ma adesso sono nell’enorme lettone del Crowne Plaza (insieme ai soliti 150 guanciali) e mi guardo sulla televisione spagnola un servizio sul Festival di Cannes.
Il Cile e’ un grosso sospiro di sollievo. L’aeroporto e’ efficiente (non certo le due ore fra passaporto e bagaglio che ci ha propinato Sao Paulo), il taxi facile da prepagare, il bel ragazzone alla lobby e’amichevole al punto che ti verrebbe voglia di chiedergli se e’libero per un drink – non e’ ovviamente una buona idea, ma certamente il faumey qui lavora bene.
Vedremo come la nostra settimana qui funzionera’: speriamo di avere il tempo di respirare un po’ di aria aperta – se il mio capo non viene preso da quegli attacchi di stakanovismo dimostrativo che io detesto, (perche’ sono solo cattiva pianificazione e pura simulazione), ma che in Olanda piacciono tanto, perche’ cosi’ la gente puo’ far vedere che si ammazza di lavoro (infatti i casi di burn-out sono frequentissimi: io dico che sono tutte grandissime pippe - e non mi riferisco alle sorelle Middleton – che consentono alla gente di piazzarsi a casa a riposo con tutta tranquillita’).
Il mio blog clandestino sta subdolamente espandendosi – mi ritrovo a pensare alla mia eroina e alla sua vicenda, a come introdurre elementi della sua storia personale nel racconto: da dove viene, che cosa ha studiato, che cosa l’ha portata nel luogo in cui la ho collocata ora? Sono quasi morbosamente curiosa di sapere cosa succedera’ nei prossimi post, quando in realta’ parte della storia ce l’ho gia in testa e in parte ce l’ho pure scritta... in verita’, il blog clandestino mi lascia spazio per espandere una serie di fantasie che non potrebbero essere altro che letterarie – visto che il mondo corre su altri ritmi e segue altre logiche. Ma mi sto impegnando strenuamente per evitare di confezionarmi un lieto fine, perche’ quello davvero sarebbe un tradimento. Non c’e’ mai un lieto fine, nella vita.
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