La giornatina è stata piena. In verità sto per collassare sulla tastiera e fare una lunga fila di ùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùùù.
Ho dormito a coriandoli sull'aereo. Ho visto Tron – assolutamente trascurabile. Ho cercato di vedere Eat Pray Love – non ce l'ho fatta. Alla fine, fra un coriandolo di sonno e l'altro, mi sono vista Burlesque e me lo sono pure goduto. Che altro si chiede ad un film da aereo, se non un po' di musica ed una fotografia che renda anche Cher levigata come una ventenne?
Avevo due posti a disposizione, avendo fatto uno scatto tattico subito dopo la fine dell'imbarco. Se non l'avessi fatto, mi sarei fatta dodici ore seduta accanto ad un energumeno che strabordava dal sedile. Gentile e piuttosto silenzioso, ma cielo, in certe occasioni le dimensioni contano. Buffissimo poi incontrare al controllo di sicurezza di CDG, giusto davanti a me, Akemi Van Rob, che dall'Olanda veniva a salutare i suoi genitori. Il mondo è piccolino.
Fumi era già ad aspettarmi, mi ha portato nella sua nuova casa, da cui si gode una gran bella vista su colline e pianure come se non si trovasse nella municipalità di Osaka. Il programma era bello che fatto, ho fatto un pisolino di un'oretta e via per due ore di allenamento.
Il Maestro Fujiwara lo avevo già incontrato, in verità è stato lui che mi ha dato l'opportunità di indossare un bellissimo kimono e di posare accanto a lui, nemmeno se stessimo per sposarci. La moglie due anni fa non solo mi vestì, con l'aiuto di una amica, ma pure mi suonò il koto e eseguì la cerimonia del the. Il Giappone pocket – tutta la cultura tradizionale in un pomeriggio.
Dopo due ore di allenamento, assieme a bambini inarrestabili e a cresciutelli dal coetaneo all'attempato, a casa per una doccia veloce e poi di corsa al ristorante. Fra la doccia e la cena, ho avuto modo di scambiare due parole con il marito di Fumi – appena tornato da una partita di golf, si stava guardando il golf in TV. La mia camera è infestata di libri sul golf, incluso un libro delle Regole illustrato come un manga. Sono circondata.
Ma sono nel posto dove desidero essere – dove peraltro tutti mi fanno i complimenti per non essere una di quei gaijin fifoni che hanno cancellato voli e viaggi di affari e di piacere a causa di quello che è successo e sta succedendo a 1000 km di qui. E io cosa posso dire? Non dico loro: di qualcosa bisogna pur morire, ma intanto penso che questo posto è un poco casa mia e non si può aver paura di casa propria.
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2 commenti:
1) mi piace l'espressione "dormire a coriandoli", credo che l'adotterò... :)
2) grande invidia per il kimono... :)
3) è vero, molti hanno paura ad andare in Giappone: quando ho raccontato ad alcuni colleghi che andavi il commento è stato "io non ci andrei nemmeno in fotografia, in questo periodo". Ma secondo me alla fine hai ragione tu.
Ti avevo mandato gli Auguri di Pasqua (anche se forse da voi era già pomeriggio) ma mi sa che il tuo cellulare non prende da qui a là. Ciao.
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