Devo ringraziare Dina, per avermelo
passato via Dropbox, e Marco, per avermi incoraggiato a vederlo,
nonostante Dina mi avesse detto che fosse triste.
L’ho trovato bellissimo, triste,
forse, ma nemmeno tanto. Adoro Geoffrey Rush. Che voce meravigliosa.
Il suo personaggio poi, il bisbetico che lentamente si scioglie, si
rivela, si espone e cade, non può non riscuotere tutta la mia
simpatia. Un uomo nella sua fortezza, che segue la sua strada, per
paura o per convinzione, poco importa. Un esperto eccellente, con una
passione segreta, che lo nobilita al di sopra della disonesta astuzia
con cui si procura il proprio piacere. Sì, dico lo nobilita, perché
la passione nobilita sempre, quando non fa del male a nessuno. E
questo uomo che pare aver trovato la sua pace, se non la sua
felicità, viene trascinato fuori dalla sicurezza delle sue mura, e
non tanto derubato dei suoi averi, quando rapinato del proprio
equilibrio e della propria solitaria sanità. I can relate.
Una ossessione solitaria che diventa
una ossessione per una persona e proprio nel momento in cui sembra
risolta e destinata ad un happy ending, ecco che la terra
scompare sotto i piedi, chi si ama si scopre ben diverso, un falso,
un inganno, una facciata. E l’unica cosa che rimane è l’insensato
desiderio di non essersi sbagliati, che no, quella persona non può
aver mentito, quel gesto, quella frase, non posso essere stati
simulati.
Caro Mr. Oldman,
tutto passa, prima o poi ci si accorge che davvero è stato tutto un
inganno e che l’unica cosa da fare è buttare dietro le spalle
anche i momenti bellissimi che sembravano veri, ma che, alla prova
dei fatti, erano solo elaborate (e malvage) finzioni.
Tornatore, chapeau.
Nessun commento:
Posta un commento