Qui mi sveglio prestissimo. E mi va bene, perchè posso ciapinare in casa per un paio d'ore prima di andare al lavoro. Studiare giapponese (stasera ho lezione), navigare su internet (leggendo le notizie incommentabili dall'Italia), tenere i contatti con il resto del mondo.
La temperatura è ancora estiva - solo un po' meno umida. Si sta bene ed è una gioia andare in bici al lavoro o a fare allenamento.
Ho trovato un altro dojo per il lunedì sera - alcune persone (e soprattutto il maestro) sono le medesime del venerdì mattina. Di nuovo si tratta di un dojo dentro ad un edificio governativo di qualche tipo, una palestra enorme all'ultimo piano. Ieri sono andata per la prima volta, e una volta tornata a casa ho scoperto che avevo un nono dan dal piedino nervoso che mi aspettava dall'altra parte di Kyoto. Alè, primo epic fail della serie. Lunedì prossimo mi farà il contropelo.
Qua basta un attimo perchè qualcuno prenda degli impegni per conto mio - poi la conversazione non è che sia agilissima (sembro capirmi bene con le persone solo quando sono dentro al. dojo, fuori il mio giapponese non fa molta strada, specialmente quando si tratta di appuntamenti). Vabbè, prima o poi mi abituerò.
Certo è che a tratti ho una sensazione che ricorda il soffocamento: come se tutto quello che mi sta succedendo di bello sia quasi troppo da sostenere. Cerco di non farmi travolgere, riportando la mente alle cose concrete, alle difficoltà che oggettivamente sto incontrando o incontrerò. Ma ci sono momenti di tale inadulterata felicità che quasi mi spaventano.
Ieri il Grande Capo mi ha chiesto di scrivere la descrizione tecnica di un paio di kote che sono stati fatti espressamente per la Campionessa del Giappone (ha vinto il Campionato a Hyogo due settimane fa). Ho scritto un pezzettino anodino, poi gli ho chiesto se potevo scrivere qualcosa alla mia maniera. Devo ancora avere un feedback su quanto ho scritto, ma solo il fatto di aver avuto l'opportunità di indossarli mi ha dato una soddisfazione incredibile - e poterlo mettere in parole, ancora meglio. Mi son detta, accidenti, questo non può mica essere lavoro - sarebbe troppo bello.
Per fortuna ci sono le mail ordinarie dei clienti a riportarmi sulla terra - ci vogliono attenzione e molta pazienza.
Anche oggi c'è il sole. Fra una mezzoretta mi vesto ed esco. Pausa pranzo nei giardinetti vicino all'ufficio. Dopo il lavoro schizzerò a lezione, e un altro giorno sarà passato.
Domani incontro Sara, che viene da Osaka - anche lei ha fatto Giapponese con Takeshita a Bologna. Ci siamo conosciute tramite Linkedin (mi ha consigliato lei la scuola!) e finalmente ci incontriamo.
Il mondo è piccolo, piccolo, e quanto più lo giro, quanto più me ne rendo conto.
La temperatura è ancora estiva - solo un po' meno umida. Si sta bene ed è una gioia andare in bici al lavoro o a fare allenamento.
Ho trovato un altro dojo per il lunedì sera - alcune persone (e soprattutto il maestro) sono le medesime del venerdì mattina. Di nuovo si tratta di un dojo dentro ad un edificio governativo di qualche tipo, una palestra enorme all'ultimo piano. Ieri sono andata per la prima volta, e una volta tornata a casa ho scoperto che avevo un nono dan dal piedino nervoso che mi aspettava dall'altra parte di Kyoto. Alè, primo epic fail della serie. Lunedì prossimo mi farà il contropelo.
Qua basta un attimo perchè qualcuno prenda degli impegni per conto mio - poi la conversazione non è che sia agilissima (sembro capirmi bene con le persone solo quando sono dentro al. dojo, fuori il mio giapponese non fa molta strada, specialmente quando si tratta di appuntamenti). Vabbè, prima o poi mi abituerò.
Certo è che a tratti ho una sensazione che ricorda il soffocamento: come se tutto quello che mi sta succedendo di bello sia quasi troppo da sostenere. Cerco di non farmi travolgere, riportando la mente alle cose concrete, alle difficoltà che oggettivamente sto incontrando o incontrerò. Ma ci sono momenti di tale inadulterata felicità che quasi mi spaventano.
Ieri il Grande Capo mi ha chiesto di scrivere la descrizione tecnica di un paio di kote che sono stati fatti espressamente per la Campionessa del Giappone (ha vinto il Campionato a Hyogo due settimane fa). Ho scritto un pezzettino anodino, poi gli ho chiesto se potevo scrivere qualcosa alla mia maniera. Devo ancora avere un feedback su quanto ho scritto, ma solo il fatto di aver avuto l'opportunità di indossarli mi ha dato una soddisfazione incredibile - e poterlo mettere in parole, ancora meglio. Mi son detta, accidenti, questo non può mica essere lavoro - sarebbe troppo bello.
Per fortuna ci sono le mail ordinarie dei clienti a riportarmi sulla terra - ci vogliono attenzione e molta pazienza.
Anche oggi c'è il sole. Fra una mezzoretta mi vesto ed esco. Pausa pranzo nei giardinetti vicino all'ufficio. Dopo il lavoro schizzerò a lezione, e un altro giorno sarà passato.
Domani incontro Sara, che viene da Osaka - anche lei ha fatto Giapponese con Takeshita a Bologna. Ci siamo conosciute tramite Linkedin (mi ha consigliato lei la scuola!) e finalmente ci incontriamo.
Il mondo è piccolo, piccolo, e quanto più lo giro, quanto più me ne rendo conto.
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