Qualche mese fa, ricordo di aver avuto una conversazione (in un luogo abbastanza incongruo, in un'auto parcheggiata davanti alla stazione di Bologna) riguardo agli Stati Uniti. Diciamo che le posizioni non potevano essere piu' lontane: il mio interlocutore si diceva affascinato o perlomeno interessato alla cultura americana, alla sua grande capacita' di osare, di credere, di realizzare. Io negavo addirittura che di cultura si trattasse. Un canovaccio abbozzato di pratiche raccogliticce, di ipersemplificazioni enfatiche, di superficialita' cosparse di porporina: ecco la "s-cultura" americana per me. L'arrivo della persona che stavamo aspettando interruppe le nostre considerazioni, ma certamente non saremmo riusciti a trovare un punto di accordo su questo specifico argomento (nemmeno su altri, probabilmente, ma quella e' un'altra storia).
Standomene qui nel nulla pneumatico di Highlands Ranch, gli Stati Uniti continuano ad manifestarsi come la Terra dei Nessuno. Gli atteggiamenti da cowboy di certi managers di qui, o l'orrido taglio della giacca della (simpatica) collega Legal, o l'odiosa ostentazione di familiarita' del personale dell'hotel - mi fanno raccapricciare. E poi, su tutto, l'Immondo Estremo: il cosiddetto cibo americano. Voglio tornare a casa, davvero.
Non parliamo delle quantita' da camallo che componevano le insalate o i sandwich che la segretaria (dal sorriso sintetico) ci procacciava all'ora di pranzo. Non cito nemmeno i bidoni di insapore Diet Coke, talmente foderati di ghiaccio da fare affondare il Titanic. Stendo un velo pietoso sulle Buffalo Wings di due sere fa, che mi hanno fatto gonfiare le labbra che nemmeno Alba Parietti...
Ieri sera, cena nel miglior ristorante della zona, Indulge. Carino, niente da dire. Cibo, piu' che decente. Ospiti di un collega un po' agee', un gentiluomo del Sud, ci siamo lanciati sul menu' da quattro portate, con accompagnamento di vino al calice per ogni piatto.
Si inizia con un bisque. Delizioso. Arriva il vino: un Pinot Grigio AMABILE. Spaventoso. Ok, arriva il secondo, un'insalata, io salto, ma mi arriva lo stesso un bicchiere di bianco che si potrebbe tagliare con una motosega - per Bacco, che gli hanno fatto mai? un vino puo' essere un OGM? o un figlio di Frankenstein?
Arrivano le mie cappesante, adagiate su un fondo di cous cous profumato di arancio. Succulente e squisite. Cosa mi ci portano insieme? un Cabernet Sauvignon duro come il carbonio, cosi', senza nemmeno un moto di vergogna!
Chiudiamo con il dessert: una torta al cioccolato a cinque strati da far ingolosire persino Nigella Lawson, porzione sufficiente per quattro persone. Che ci accompagnano? un Brachettino sbiavdo e tristanzuolo. Indulge e' si definisce un tapas bar, ma esibisce con orgoglio la propria riserva di vini come pièce de résistance - avrei voluto piangere.
A parziale consolazione, la collega Legal di oggi mi ha portato a pranzo (in realta' la segretaria dal sorriso polimerizzato mi aveva gia' portato una zuppina a base formaggio che avrebbe fatto la felicita' di qualunque tappezziere). Visto che lo stomaco era gia' impermeabilizzato al silicone grazie alla zuppina, ho preso solo un dessert: una specie di Ringo palestrato al sapore di zucca. Lo chiamano Whoopie Pie. Non era male. Quando ho raccontato a Doran della cena della sera prima, mi ha servito un succulento pezzo di gossip locale: pare che Indulge sia un notorio swingers' club. Wow, non male per essere nel mezzo del niente, Highlands Ranch si qualifica vicino a Sodoma e Gomorra, nel ranking americano.
Fatte le dovute considerazioni sul mio ranking personale, sono contenta che stasera si stia in hotel. E che si digiuni. Con gusto.
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