Ieri sera, quel simpaticone del mio capo, dopo un paio di bottiglie di Antarctica, ha dichiarato tutto giulivo a me e ai colleghi presenti che l’anno prossimo vorrebbe trasferirsi negli Stati Uniti (il CFO laggiu’ lo potrebbe aiutare....) per stare vicino al figlio sedicenne che vuole andare ad una high school americana, soprattutto per giocare a basket....
E a me che ne deve calare? Cala eccome, visto che questo trasferimento sarebbe perfettamente in linea con l’atteggiamento di assoluta mancanza di delega avuto da Johan dalla mia assunzione... io, che dovrei essere responsabile degli audit nelle Americhe, non sono mai riuscita a sciacquarmelo di dosso – e un anno e mezzo, quasi due, mi sembrano un tempo molto lungo per stare in formazione. Johan non ha mai avuto una seria intenzione di mollare l’osso, almeno adesso e’ tutto chiaro e non solo una mia paranoia.
Bene, e ora? Perdero’ il lavoro? A parte il fatto che so cosa vuole dire per esperienza e francamente non mi spaventa piu’ di tanto, non credo che avverra’. Piuttosto si apre la possibilita’ realistica di poter domandare di occuparmi dell’Asia. Quasi certamente non vorra’ mollare nemmeno quella, adesso poi che abbiamo acquisito una societa’ che ha uffici in tutto il Medio ed Estremo Oriente. Ma certamente un risultato positivo potrebbe esserci – io in America non ci andrei di sicuro, lui potrebbe anche allungarsi verso l’Asia da cola’, ma a questo punto potrei contare sull’infarto (che peraltro sembra essere frequente nella sua famiglia, dove forse erano tutti consumatori compulsivi di caffe’ come lui) o comunque sul fatto che fra me e lui ci sarebbe costantemente un oceano di mezzo. O cambio capo, o cambia ruolo, o cambio ruolo, o chissa’ che cavolo succede, ma almeno non si va piu’ avanti cosi’. Sono pazza ad essere contenta? Direi proprio di no.
Fra due settimane ho il mio colloquio di valutazione di fine anno, nel quale volevo dirgli tutta la mia insoddisfazione, magari invece di lamentarmi, mi bastera’ chiedergli: E allora, adesso che succede? prima di rovesciargli addosso tutte le contumelie mascherate in buon inglese che posso concepire.
Cambiamento, cambiamento, cambiamento. All’inizio di quest’anno avevo scritto sulla mia agenda: Il 2011 sara’ una anno speciale, nel 2012 non saro’ piu’ la stessa. Stai a vedere che dopo tutte le speranze frustrate dei primi undici mesi, qualcosa di buono salta fuori dal cilindro sul fronte del lavoro.
Oggi, sempre meglio di ieri. Domani, sempre meglio di oggi. Il meglio deve ancora arrivare.
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1 commento:
Gli sprazzi di ottimismo mi uccidono, ma sono contenta per te. Magari ne riparliamo a Natale, quando (e se) scendi da queste parti.
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