Tornata a casa. Tutto sembra istantaneamente usuale e invece sono tornata da due settimane durissime. Gli orari di lavoro sono stati pesanti, ma ci stava. Quello che non ci stava affatto era l'atteggiamento insopportabile del mio capo, al quale sono saltata in testa troppo tardi. Se invece di dirgliela su al penultimo giorno, gli avessi fatto osservare prima che i suoi modi erano irritanti, forse si sarebbe dato una calmata prima e io mi sarei risparmiata una eccessiva secrezione di bile. Come proseguirà la cosa? Non ne ho idea, sono giorni che preparo nella mia testa tutti i possibili incipit e tutti i possibili scenari da discutere nella famosa riunione di valutazione del 29 novembre. Chi vivrà, vedrà.
Per questo motivo, dal Sudamerica sono tornata a casa anche con alcune solide certezze.
La prima, è che il tempo dello stare a guardare e a capire è finito. Da qui in poi, si fa a modo mio.
La seconda certezza è che voglio visitare meglio il Cile. Sono curiosa di questo Paese, della sua natura e della sua storia, del fatto che si trovi un po' nell'estremo cul-de-sac della geografia terrestre: dal Cile si può solo tornare indietro, più oltre non si va. Un Paese lungo più di 5000 km e largo nemmeno 200: già questo me lo rende simpatico. Se non dovessi tornarci tanto presto per lavoro, comunque ci tornerei in vacanza, libera di esplorare la costa a la regione dei laghi e dei fiumi, prima che la fame di energia devasti con dighe ed elettrodotti paesaggi che richiederanno decenni per ritornare visitabili.
L'ultima sera abbiamo cenato in un ristorante in cui si arrostivano agnelli interi alla fiamma e il dessert si chiamava "Suspiro Patagònico". I gioielli di rame, argento e pietre dure (specialmente lapislazzuli) mi piacciono da impazzire, come i tessuti rustici di lana. Santiago ha belle strade alberate, i condomini di lusso recano i nomi degli architetti e degli ingegneri che li hanno disegnati. Le Ande si vedono a sprazzi, per via dello smog, ma sono così vicine che sembra di poterle toccare. Purtroppo, l'aperitivo nazionale, il Pisco Sour, ha avuto effetti devastanti sul mio stomaco almeno un paio di volte, quindi ho dovuto depennarlo in perpetuo dalla mia lista: ma i vini cileni offrono sufficienti alternative di qualità - il Pinot Noir, meglio del Carmenere.
L'anno prossimo, ho promesso a me stessa, cercherò di limitare un po' i miei spostamenti e conservare più spazio per qualche vero viaggio... fatto salvo il Giappone e la settimana con la mamma. Sarà una bella gara, giostrare tutto quello che desidero fare... una vacanziella golfistica? il compleanno a Dubai? le Seychelles? in quanto a limitare, già non andiamo tanto bene...
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