Cerco di limitare i miei appetiti ad un Bond al giorno, perche’ se voglio approfondire ben bene la visione non posso accelerare piu’ di tanto. Prima il film, poi i contenuti speciali, infine il film commentato – e in alcuni casi, il commento e’ doppio, specialmente nel caso dei film con Roger Moore, che pare divertirsi un mondo a chiacchierare del piu’ e del meno mentre scorrono le immagini del film.
Venerdi e’ stata la serata de La Spia che mi amava , che e’ un film davvero ben fatto – Barbara Bach e’ caruccia, Richard Kiel e’ divertente e, a parte lo smoking con i pantaloni scampanati (1977!), RM e’ uno splendore. Ha un modo bizzarro di baciare, allungando le labbra e stringendo le guance, ma immagino che ogni attore abbia la propria tecnica, soprattutto per minimizzare le pieghe del viso (o le rughe del collo) in un primo piano…
La Spia che mi amava e’ sicuramente stato fatto in larghezza – per non parlare del famoso Stage 007 costruito a Pinewood apposta per l’occasione, grande giusto per contenere tre sottomarini nucleari…
Va ricordato il buon Sergej, agente russo amante del Maggiore Amasova, e ammazzato gia’ nel teaser. E’ interpretato da Michael Billington, che avrebbe potuto diventare Bond (se non fosse stato per le spalle pelose?), ma che ha un posto fisso nel mio cuore avendo interpretato il Comandante Foster in U.F.O. Poverino, che triste fine. E anche nella vita reale il nostro non e’stato tanto fortunato, essendo morto di malattia ancora piuttosto giovane.
Ho trovato divertente la sequenza in cui Bond e Anya camminano in mezzo al deserto in smoking e abito da sera – non tanto per l’uso della colonna sonora di Lawrence d’Arabia, quanto perche’ in fondo la stessa scena si ripropone in Quantum of Solace – e la ricordo bene, perche’ ce l’ho attaccata sul frigo.
Ascoltando il commento del buon nonno Roger, l’immagine che ne deriva sarebbe in grado di spegnere qualunque appetito – fifone, ipocondriaco, pigro, tendente alla pinguedine – e apparentemente frigidino. Ma il suo senso dell’umorismo e’ impagabile. Dio, quanto e’ difficile trovare degli uomini che riescano a farti ridere!
Sabato sera: Dr.No.
E’ stato il primo Bond in assoluto – uscito nel 1962, e’ ancora una delizia a vedersi: effettivamente, conoscere il background del film permette di apprezzarlo molto di piu’: i set disegnati da Ken Adams, lo stile di Terence Young (il regista che tutti descrivono come il vero prototipo di Bond, tutto camice su misura e Dom Perignon del ’55), i titoli di testa di Maurice Binder… come si fanno ad apprezzare, mentre si segue l’azione? Vanno tutti assaporati, rivisti, riesaminati… e solo cosi’ si gusta davvero una serata bondiana! E saro’ gentile, trattandosi del primo, forse faro’ lo sforzo di leggermi la novella di Fleming, che, si sara’ capito, mi pare solo un comprimario in tutta questa storia.
E vogliamo parlare di Connery? Quanto e’ diverso da Moore! Devo ammettere che nel modo in cui parla (anche in semplici battute da una riga) o nel modo in cui si muove si avverte un fondo di violenza e di tensione che sembra molto appropriato per Bond – e’ un personaggio affascinante, certo, ma anche un po’ spaventoso. Ha lo stesso tipo di appeal che ha Daniel Craig – insomma, si puo’ uscire a cena con il Bond di Roger Moore, di Pierce Brosnan, ma non certo con gli altri due… non tanto per voler essere delle brave ragazze, ma perlomeno per voler stare sul sicuro e portare a casa la pelle alla fine della serata (anche se va detto che la maggior parte delle Bond girls finiscono ammazzate malamente dopo/durante la prima notte, di solito NON da Bond).
Penso che per amor di sequenza, alla prima sera libera proseguiro’ con Goldfinger, che ho gia’ in casa (se non finisco per andarmi a comprare Dalla Russia con Amore, che tanto e’ gia’ sulla lista).
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