sabato 11 dicembre 2010
La felicità nuoce gravemente alla salute
Ecco, ci sono ricascata. Dovrei ormai sapere che effetto mi fa Utrecht di sabato pomeriggio, per giunta sotto Natale. Mi faccio una bella passeggiata sbirciando nelle case illuminate, mi confondo fra la folla che cerca i regali, respiro il profumo degli abeti al mercato dei fiori, guardo le luminarie, ascolto l'organetto meccanico che suona a tutto volume "Happy Christmas (War is over)" di John Lennon. Ah, beatitudine. Ma io abito davvero qui? Ma come mai questo posto mi piace così tanto? Questo è un aspetto che mi sfugge ancora, in fondo gli esseri umani hanno due gambe e due braccia pure qui, il tempo è più infelice che in Italia, eppure, eppure... Arrivo a casa e metto su un CD di Maria Callas, me lo godo come se fosse un Barbaresco di Gaja: pura beatitudine, appunto.
Uno dei vantaggi dell'invecchiare (io uso spesso questa parola, INVECCHIARE, anche se a tanti dà fastidio) è che, se anche non si migliora, almeno ci si impara a conoscere. In fondo, la mia specialità è quella di riconoscere gli schemi ripetitivi e individuare le incoerenze (non per nulla A Beautiful Mind è uno dei miei film preferiti...), quindi mi riesce facile oramai alzare le orecchie quando MI vedo comportare in un certo modo. Come dice Spock in un famoso episodio ("Corte Marziale"), "Non c'è bisogno di vedere un martello cadere, se lo lasciamo andare su un pianeta a gravità positiva, per sapere che cadrà - e gli esseri umani non sono talvolta diversi dagli oggetti inanimati", quindi mi faccio sorridere da sola quando mi ascolto pensare e ragionare in modi riconoscibili, che portano poi sempre alla stessa conclusione. Il trucco è non darsi retta: tenere i piedi saldamente per terra ed evitare di farsi prendere da entusiasmi fuori luogo. Magari ci si diverte di meno, ma forse si campa di più.
Ma ora mi pare di essere in paradiso, e me la godo.
venerdì 10 dicembre 2010
Distorsioni temporali
Deve essere stato il jat lag. O forse l'atmosfera natalizia. Oppure il fatto di aver saltato a piè pari Sinterklaas (cosa gravissima per una olandese di adozione), barattandolo per le delizie termali della Toscana. Fatto sta, ho completamente dimenticato di postare il mio viaggio a Denver. Oddio, non che ci sia tanto da dire: per quello che ho potuto vedere, il Colorado è un posto VUOTO. Praterie ingiallite, non un albero in vista (siamo a 1600 metri di altezza, tutto sommato), montagne lontane che si imbiancano di neve o che spariscono nella foschia. L'ufficio è situato in periferia - e non abbiamo davvero spaziato granchè... ma dato che il mio capo è un maniaco del basket (due figli adolescenti che giocano, uno futuro membro della Nazionale olandese, lui e la moglie nella gestione della società), è stato inevitabile fare l'unica cosa interessante che si possa fare costà: una bella partita dell'NBA, Denver Nuggets contro New York Knicks. Non ci ho pensato un secondo, ovviamente io ero tutta per i Knicks, per una serie di ottime, ottime motivazioni. Un po' per Sex and the City, un po' perchè un ingrigito Mike D'Antoni allena, ma sopratutto perchè Danilo Gallinari ci gioca. C'era più Italia nei Knicks di quanta se ne potesse trovare nei Nuggets, se si eccettua il nome, Carmelo, dell'eroe locale (Anthony).
I miei ricordi baskettari sono limitati, per quanto ci sia sempre stata contiguità fra me e il basket. Non so se sia opportuno specificare il tipo di contiguità, in ogni modo qualche partita a Piazza Azzarita mi è riuscito di vederla. Il Salotto Buono del Basket Bolognese... uh, glorie perdute nella nebbia, ahimè! Il Palazzo era sempre pieno murato e il tifo feroce. Tutto era in bianco e nero: si andava per la partita e solo per quello si soffriva o si gioiva.
Il basket NBA? tutta un'altra cosa. La gente fa il tifo se glielo dice il conduttore, si mangia si beve si canta, si fanno i giochini con il pubblico. Ad ogni intervallo ed ad ogni time out, la sicurezza entra in campo, gli allenatori vanno sotto al canestro a parlare (non potrebbero starsene alla panchina da brave persone?) e frotte di performers saltano, ballano, buffoneggiano nel resto del campo. Ehi, cosa siamo venuti a fare qui, esattamente? ah, sì, a vedere la partita. I grandi NBA segnano tanto, ma sbagliano anche tanto. I Knicks hanno perso per soli due punti (120 -118), Gallinari ha fatto la sua parte, Carmelo si è messo in mostra come ha potuto (si dice sia in cerca di un altro ingaggio), tutti hanno mangiato e bevuto e riso. Tutti a casa, o in hotel.
I miei ricordi baskettari sono limitati, per quanto ci sia sempre stata contiguità fra me e il basket. Non so se sia opportuno specificare il tipo di contiguità, in ogni modo qualche partita a Piazza Azzarita mi è riuscito di vederla. Il Salotto Buono del Basket Bolognese... uh, glorie perdute nella nebbia, ahimè! Il Palazzo era sempre pieno murato e il tifo feroce. Tutto era in bianco e nero: si andava per la partita e solo per quello si soffriva o si gioiva.
Il basket NBA? tutta un'altra cosa. La gente fa il tifo se glielo dice il conduttore, si mangia si beve si canta, si fanno i giochini con il pubblico. Ad ogni intervallo ed ad ogni time out, la sicurezza entra in campo, gli allenatori vanno sotto al canestro a parlare (non potrebbero starsene alla panchina da brave persone?) e frotte di performers saltano, ballano, buffoneggiano nel resto del campo. Ehi, cosa siamo venuti a fare qui, esattamente? ah, sì, a vedere la partita. I grandi NBA segnano tanto, ma sbagliano anche tanto. I Knicks hanno perso per soli due punti (120 -118), Gallinari ha fatto la sua parte, Carmelo si è messo in mostra come ha potuto (si dice sia in cerca di un altro ingaggio), tutti hanno mangiato e bevuto e riso. Tutti a casa, o in hotel.
giovedì 9 dicembre 2010
Da Fiumicino a Peretola, sola andata
In Brasile, 32 gradi. In Olanda, meno 18 (in Frisia, come al solito). Per cercare di temperare lo sbalzo, perchè non fare un passaggio dal Lazio alla Toscana, passando per le acque termali di Bagno Vignoni? I paesaggi sono incantevoli. I silenzi dei luoghi, indimenticabili, come quelli delle persone.
Tarquinia, Vulci, Tuscania, Bagno Vignoni, Monteriggioni...
Tarquinia, Vulci, Tuscania, Bagno Vignoni, Monteriggioni...
San Paolo del Brasile, di nuovo (un post per Rossana)
Diciamo che San Paolo e' un gusto acquisito. Ci sono stata gia' tre volte: la prima ad agosto del 2009, a vedere i Mondiali di Kendo, ed e' stato scioccante. L' idea di muoversi perennemente sotto sorveglianza, di essere accerchiati da luoghi infrequentabili, di doversi circondare costantemente di filo spinato, vero o virtuale, non mi aveva certo fatto impazzire di gioia. Oltre a questo, il fatto che San Paolo fosse del tutto diversa dallo stereotipo del Brasile godereccio che tutti abbiamo in mente mi aveva davvero delusa. Dove sono le Oba Oba (che in verita' saltarono fuori durante il Sayonara Party)? Dove e' la samba? La spiaggia? (San Paolo NON e' sul mare). Insomma, un primo impatto difficile.
La seconda volta, stranita dal jet lag, in arrivo dal Giappone e in partenza per il Cile... beh, non e' stato facile apprezzare il genius loci. I colleghi molto carini - ma anche molto preoccupati per la tua incolumita'... ti vengono a prendere, ti scortano indietro - per fortuna l'hotel e' un bel rifugio, ma vengono comunque dei dubbi. Come si fa a vivere cosi'? i grattacieli scrostati, la gente che dorme per strada, il traffico opprimente... ehi, quando si parte per Santiago?
La terza volta, per ben dieci giorni. Inizio di estate: fa caldo, ogni tanto pioggia torrenziale che trasforma la Marginal in un toboga carico d'acqua. Ma pian piano cominciano ad emergere i lati redimenti.
Intanto il cibo buono. A pranzo si va al self-service: una formula molto diffusa: scelta amplissima, ti riempi il piatto, che viene pesato... il cameriere viene al tavolo per le bevande, poi per il dolce, ecco, un altro tripudio, fra cioccolato , frutta, doce de leite...
No, la gente di San Paolo non e' bella. Sara' il mix in generale o in particolare i troppi Italiani denutriti fra gli antenati, i Paulistani (diversi dai Paulisti, che sono gli abitanti dello Stato di San Paolo) sono bassetti e bruttini... ma quanto si tratta di uscire alla sera - per chi se lo puo' permettere - non si fanno mancare nulla. Macchinoni, ristoranti di super-lusso, feste in hotel...i ricchi di San Paolo vivono una vita a 18 carati. I loro quartieri residenziali hanno la sorveglianza alle strade di accesso. I muri alti, coronati di filo spinato, lasciano intravvedere case e giardini da Architectural Digest. Probabilmente, ostentare tante misure di sicurezza deve essere una specie di perverso status symbol.
San Paulo ha le vie dello shopping - le avevo gia' viste nel 2009. Le firme note danno un senso di sicurezza... ci si avvolge nel gia' visto e ti sembra di essere in una qualunque metropoli europea o americana. Avenida Paulista e' il salotto bello di San Paolo. Il Museo di Arte (il MASP) ospita una bellissima collezione di dipinti europei (dal Rinascimento agli Impressionisti, da Van Gogh a Rembrandt, da Boldini a Modigliani).
La Livraria Cultura e' una libreria spettacolare, fornitissima e frequentatissima, giusto di fronte al museo.
Gli addobbi di Natale a trenta gradi sembrano bizzarri, ma sono un altro segno di opulenza.
Che cosa ci si puo' regalare a San Paolo? Io mi sono comprata un dizionario Zanichelli Italiano - Portoghese. Non proprio romantico, ma utile. Si stenta a trovare un souvenir convincente. Nel mercatino dell'antiquariato sotto al Museo si trova di tutto - porcellane, statue di santi, monete, persino una statua in bronzo di Alberto da Giussano - qualche Legnanese e' passato di qui!
Sicuramente, tornero' con curiosita' a San Paolo, non tanto perche' sia bella, o sicura (e di certo, non lo e'), quanto per la promessa di incredibile, smisurato sviluppo di cui tutti parlano. Fiumi di prosperita' stanno per abbattersi sul Brasile - e sulla sua locomotiva economica, San Paolo. Forse, come e' accaduto nei paesi dell'Est, il denaro portera' il desiderio di vivere nella bellezza e nella pulizia, di ritrovare una dignita' perduta o forse mai avuta. Le vecchie case in stile manuelino che rovinano agli angoli delle strade forse saranno restaurate e recuperate. I grattacieli perderanno la patina usurata e sciatta. Le torme di personale a basso costo verranno impiegate per ridare sicurezza e lustro ai luoghi pubblici e non solo alle enclaves private... Chissa'. Magari tutto questo accadra' presto. E San Paolo sara' come una pianta tropicale che tornera' a fiorire di colori esotici e a profumare di vaniglia.
http://it.wikipedia.org/wiki/San_Paolo_(citt%C3%A0)
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